Italia
La nuova Europa ha bisogno di un’anima
«Sentiamo un’Europa che non si deve chiudere in se stessa – continua Riccardi – Le sue frontiere non devono diventare muri. Il continente invece deve continuare a costruire ponti, come quello sul Bosforo, tra Europa e Asia. C’è un grande bisogno di Europa, di cultura europea, e non solo di politica europea, nel mondo e non a caso a Stoccarda ci sarà molta attenzione per l’Africa». Questa proiezione verso l’esterno deve innestarsi sulle radici culturali dell’Europa «che non sono una memoria del passato, ma rappresentano il futuro», eppure non sono state inserite nella nuova costituzione. Riccardi ha lamentato in sede europea che non solo «siano state omesse le radici cristiane, ma anche il fatto che l’Europa moderna, l’Unione di oggi, nasca dal fallimento dell’aberrazione di Auschwitz. L’Europa di oggi nasce con il rifiuto dell’antisemitismo. Dico questo perché sono convinto che la memoria del Cristianesimo così come la memoria del male vissuto sia alla base di ciò che l’Europa è chiamata ad essere».
Da Stoccarda vengono indicazioni concrete. Non siamo davanti a una sorta di «cartello» di movimenti cristiani, ma ad un metodo. «L’identità europea è dialogo ed apertura: non è un messaggio univoco quello che vogliamo mandare, ma esprimere tanti tasselli di un unico mosaico che compongono l’Europa: continente della pluralità delle religioni, delle Nazioni, delle esperienze storiche. La pace dell’Europa è un’offerta che rivolgiamo al resto mondo». E nel resto del mondo, oltre che in Europa, siamo prossimi all’Islam. A questo riguardo «non bisogna confondere un miliardo di musulmani con un gruppo di terroristi». Troppe sono state le semplificazioni: «Non credo che dobbiamo regalare i musulmani ad un’immagine di terrorismo. Conosco il mondo musulmano. L’islam è vario e ricco e conserva una grande civiltà e una grande saggezza, anche se l’Islam deve cercare una strada verso la democrazia. Il mio amico tunisino Mohamed Talbi mi dice sempre: quando si impedisce alle penne di scrivere, quando si spezzano le penne, viene l’ora dei coltelli. C’è bisogno forse di più libertà e questa è una storia di democrazia, che il mondo arabo percorrerà».
«Stiamo lavorando da più di un anno – spiega Gianni Avogadri, del Movimento dei Focolari – al grande progetto di dare un’anima all’unità europea. Possiamo dire di aver scoperto la forza e la bellezza di lavorare in profonda unità di intenti con uomini e donne di tutti i paesi europei e di molte chiese cristiane, il che è una testimonianza evidente che l’Europa non è solo quella dell’euro, ma che nel vecchio continente c’è davvero qualcosa di nuovo, ci sono persone, movimenti, gruppi che hanno trovato nel Vangelo vissuto una nuova spinta e nuove risposte per le sfide poste da un mondo che è si globalizzato ma non è ancora spazio di fraternità e solidarietà. Dobbiamo riattingere al Vangelo per riscoprire un ruolo politico di pace e di sviluppo per l’Europa nel mondo».
Europa, la sfida dell’integrazione