Italia

Ebrei e palestinesi, quei giovani controcorrente

Dall’8 al 17 agosto, al Villaggio “La Vela di Castiglion della Pescaia (Gr) giovani italiani, palestinesi, israeliani e russi hanno partecipato al Campo Internazionale che aveva quest’anno per tema il dialogo. Un dialogo non solo affrontato dal punto di vista teorico, attraverso incontri specifici, ma anche messo in pratica nella vita concreta del campo, attraverso lo stare insieme, il giocare, il cantare, il pregare… Uno dei giovani palestinesi che ha partecipato al Campo ci racconta il valore di questa esperienza.

DI ASEM KHALIL*Non mancano i momenti di scontro tra palestinesi e Israeliani: vale la pena creare delle occasioni per il loro incontro. Benvenuti allora alla Vela. C’è tempo per tutto, e quei 10 giorni del caldo agosto italiano sono serviti ai tredici giovani (tra i 20 e i 30 anni) provenienti da Israele e dai territori occupati Palestinesi per incontrarsi con franchezza e apertura d’animo verso chi è diverso da sé; quel diverso nella cui identità si vedeva una minaccia per l’esistenza stessa dell’altro.

Quei giovani sono coraggiosi perché vanno contro corrente; loro hanno fatto una scelta che non sarebbe necessariamente condivisa dalla propria gente. Hanno scelto la ‘porta più stretta’, la strada più complessa, quella del dialogo e del confronto.

Sono nove palestinesi (tra cui due ragazze), provenienti da città diverse (Betlemme, Hebron, Jenin) di cui quattro musulmani e cinque cristiani, sia cattolici che ortodossi. Tra gli israeliani tre sono ebrei (di cui due ragazze; una delle quale è ebrea ortodossa), e un arabo cittadino israeliano, di religione musulmana.

Questa diversità è stata oggetto di ‘curiosità’ reciproca e motivo di interesse e volontà di conoscenza più approfondita tra persone che condividevano tanti sogni communi, tra cui il sogno di un futuro migliore per tutti. Allo stesso tempo, non mancavano i momenti di tensione. Questo è totalmente normale, e direi, è una espressione di ‘salute’ per quella ‘comunità’ creata tra persone così diverse e con una storia molto sanguinosa e dolorosa per entrambi.

Infatti, i due popoli vivono quell’incubo che dura da quasi un secolo; un incubo che non si esaurisce nel buio del passato ma che incombe sul presente delle popolazioni civili e sul futuro delle generazioni a venire.Perché allora incontrarsi? Perché mangiare insieme, nuotare, giocare, riposare insieme? Perché vistare dei monumenti storici insieme, e condividere dei momenti rilassanti nella bellissima Toscana mentre il conflitto continua a fare laggiù delle vittime? Ci doveva essere un motivo per il quale quei giovani volevano – e ci sono riusciti – a vivere quei dieci giorni insieme. Quel motivo è uno ed è molto simplice: volevano provare che – pur non essendo necessariamente facile o scontato – è possibile vivere insieme. Quell’incontro serviva – come è stato ribadito a più volte da israeliani e palestinesi- perché si vedesse dietro ogni israeliano e ogni palestinese quell’essere umano talmente trascurato e calpestato dell’attuale conflitto. Questo era il messaggio che è arrivato non soltanto ai giovani israeliani e palestiniesi direttamenti interessati ma anche agli altri giovani italiani e russi presenti nel campo internazionale. Alla fine tutti si sono salutati calorosamente sperando di incontrarsi nel campo internazionale 2005! * Asem Khalil, laureato in utroque iure alla Università Lateranense, è uno dei giovani palestinesi partecipanti al Campo internazionale della Vela (8-17 agosto 2004), organizzato dall’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira

Pace e dialogo. Il testo del documento approvato nel Campo internazionale La Vela 2004

OPERA LA PIRA: ‘PACE E DIALOGO’, L’IMPEGNO DEI GIOVANI ITALIANI, RUSSI, ISRAELIANI E PALESTINESI