Italia

Immigrazione, Europa divisa

Un Ponte Vecchio con le 5 bandiere di Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Italia al posto dell’Arno non è stato esattamente di buon auspicio al vertice fiorentino dei Ministri dell’interno dei maggiori Paesi europei, riuniti a Villa Cora domenica e lunedì scorsi. Non tutto è andato nel verso della corrente. Accordo sì sulla lotta al terrorismo e alla droga, ma disaccordo su come affrontare il problema dell’immigrazione e sul nome da proporre alla direzione di Europol, l’Ufficio europeo di polizia.

A Firenze i cinque hanno «convenuto che occorre fare avanzare ulteriormente i programmi adottati in sede europea per garantire la sicurezza dei cittadini e impedire ai terroristi di entrare e operare nel territorio dell’Unione europea».

E per garantire gli standard di sicurezza è stato deciso che dal 2006 saranno obbligatorie le impronte digitali sui passaporti. Decisi anche gli «approfondimenti congiunti in materia di scambio di informazioni preventive sui passeggeri e sui passaporti smarriti e falsificati» e, come richiesto dal francese Dominique de Villepin, «lo scambio delle liste di islamici che abbiano frequentato campi di addestramento in Iraq, in Afghanistan, nei Balcani o in Cecenia». Da qui la proposta che siano espulsi, secondo un criterio comune, i sospettati di attività terroristiche. Bocciata invece la proposta del tedesco Otto Schily, sostenuta dal nostro ministro Giuseppe Pisanu, per creare nei Paesi del Nord Africa dei centri di accoglienza per i clandestini diretti in Europa. A dire no sono stati i ministri spagnolo e francese. Il ministro italiano ha precisato che la proposta nasceva dalla possibilità di «aiutare, su esplicita loro richiesta, i cosiddetti Paesi di transito a controllare meglio le frontiere e ad organizzare il rimpatrio, ma non per questo quella dei centri è la più importante tra le misure da adottare».

«Si è lungamente discusso – ha ammesso Dominique de Villepin –, ma la Francia non accetterà che vengano realizzati questi centri: non spettano all’Europa, casomai all’Alto commissariato Onu per i rifugiati e alle organizzazioni umanitarie». «Non riusciamo a capirne l’utilità», ha aggiunto José Antonio Alonso. «Insomma, non ci siamo trovati d’accordo”, ha chiosato Schily. Lo stesso dicasi per la direzione di Europol, l’Ufficio europeo di polizia per il quale ognuno dei cinque ha rivendicato un proprio «ottimo candidato».

Sul fronte dell’immigrazione («fenomeno – a giudizio di Pisanu – destinato a raddoppiare nei prossimi 30 anni») è stato comunque deciso di considerare il continente africano come «area di prioritario interesse per la quale vanno avviati interventi concreti e commisurati all’urgenza». «Più trattiamo il problema a monte – ha spiegato il ministro francese – più saremo efficaci». Da qui la decisione comune di sostenere lo sviluppo dei Paesi da dove parte l’emigrazione; di incoraggiare le conclusione di accordi bilaterali e multilaterali con i Paesi d’origine e di transito; di combattere le filiere criminali che traggono enormi profitti dal traffico di esseri umani e che rappresentano un reale pericolo per i legami con gli altri traffici illeciti e con il terrorismo.

«Per combattere il terrorismo, infatti, non possiamo dimenticare i flussi di immigrazione irregolare», ha sottolineato Alonso, il ministro a cui toccherà la presidenza onoraria del prossimo “G5” in programma a marzo in Spagna. Sarà quella l’occasione per riprendere e approfondire il dibattito sull’immigrazione rimasto in sospeso a Firenze.A.F.