Italia
Cattolici e impegno politico, serve un’Opera dei Congressi?
Il senso della proposta emersa a San Miniato spiega don Enrico Giovacchini, direttore della Toniolo è quello di «ricreare un collegamento dell’associazionismo e della società civile cristiana per rinnovarne pensiero ed azione». Monsignor Tardelli scende ancora più nel concreto precisando che una nuova Opera dei Congressi può essere «laboratorio». «Nel momento che le posizioni politiche sono diversificate spiega il sapersi ritrovare anche se in modo faticoso potrebbe essere una palestra dove si impara a comunicare insieme e si esercita una capacità di ascolto reciproco». Tutto ciò oggi manca. Anche perché in Italia «non c’è pluralismo», sottolinea monsignor Simoni, e i cattolici sono schiacciati dal «dualismo». Non solo. La democrazia è anche indebolita da una grave crisi dei «fini». La minaccia arriva da due fondamentalismi: quello religioso islamico e quello del relativismo laicista.
Che fare allora? «Le singole soggettività della Chiesa non devono perdere la visione dell’insieme ma devono ripresentarsi alla società con un messaggio chiaro di valori», conclude mons. Simoni. «Il problema dei cattolici oggi osserva nel suo intervento Savino Pezzotta, segretario nazionale della Cisl non è la politica ma la scristianizzazione». «Il Vangelo continua non inquieta più le coscienze». Per questo, in un momento in cui i partiti politici per vincere le elezioni attenuano i loro riferimenti, i cattolici devono essere «politicamente scorretti».
L’unità dei cattolici, secondo il sindacalista, «deve essere all’interno della Chiesa». Perché, conclude Pezzotta, «oggi non c’è bisogno di un partito dei cattolici, ma di cattolici che fanno politica». Sulla stessa lunghezza d’onda le conclusioni di Ernesto Preziosi, vicepresidente dell’Azione cattolica: «Dobbiamo distinguere l’appartenenza ecclesiale dalla militanza negli schieramenti politici per far crescere una classe dirigente con una nuova cultura politica».