Italia

Anche un cinese toscano per l’ultima naja

L’ultimo atto della naja è per ottocento «spine», come in gergo militare sono chiamate le reclute appena arrivate in caserma. Perché da oggi nessun giovane italiano, se non ne farà esplicita richiesta, sarà più obbligato a fare il militare. Niente più «uomini di mondo», come diceva Totò dopo «tre anni di militare a Cuneo»: quello che per la legge era già un capitolo chiuso – con il voto bipartisan del Parlamento lo scorso luglio – il 9 dicembre è stato messo definitivamente in soffitta con la partenza degli ultimi militari di leva, che si sono presentati ai portoni delle caserme di Chieti, Firenze e Sulmona.

«Quando si dice jellati…» ha commentato ironicamente il ministro Martino, ricordando invece i «fortunati che sarebbero dovuti partire dopo». Il ministro della Difesa, però, ha aggiunto che molti di quelli che si sono presentati ieri ai Car (Centro addestramento reclute) «hanno chiesto di partire, hanno voluto partire». «Il che – ha sottolineato orgoglioso – è un fatto molto lusinghiero per le forze armate». E’ soddisfatto anche il comandante generale dei Carabinieri generale Luciano Gottardo, che ha ringraziato tutte quelle migliaia di giovani che negli anni hanno servito l’Arma come ausiliari. «Sul piano dell’organico, i carabinieri ausiliari verranno gradualmente rimpiazzati con quelli effettivi. Ma oggi – ha detto – colgo l’occasione per rivolgere a tutti i carabinieri ausiliari che hanno fatto il militare nell’Arma, un saluto affettuoso e i sentimenti di gratitudine, perché hanno dato molto all’istituzione. Siamo loro molto riconoscenti».

In realtà il 9 dicembre sarebbero dovuti partire in duemila, l’ultimo scaglione utile prima della fine della leva prevista ufficialmente per il 1 gennaio 2005. Ma le domande di esonero giunte in extremis hanno ridotto il loro numero di oltre la metà portandolo, appunto, ad ottocento. Tra questi anche Ian Wu Fang, 20 anni, cinese emigrato in Italia con la famiglia oltre dieci anni fa, cittadino italiano da cinque. Si è presentato ieri alla caserma Gonzaga di Firenze, sede del 78/o reggimento Lupi di Toscana.

Quello di porre fine a 143 anni di naja obbligatoria (la leva nacque con l’unità d’Italia nel 1861), disse lo stesso Martino subito dopo il voto del Parlamento, è stato «un provvedimento epocale», che avvantaggia sia i giovani, che possono concentrarsi sullo studio o sul lavoro senza esser costretti a perdere un anno, sia le stesse forze armate, che possono puntare alla massima professionalità. La legge è stata approvata con i voti della Cdl e del centrosinistra (Verdi e Prc esclusi) dal Parlamento lo scorso 29 luglio e, di fatto, anticipa anche la professionalizzazione delle forze armate italiane, che inizialmente era prevista a partire dal 2007.

Per assicurare il mantenimento degli organici di Esercito, Marina ed Aeronautica, è stato previsto che a partire dal prossimo anno i giovani che vogliano entrare nelle forze di Polizia dovranno passare un anno nelle forze armate. In pratica, per diventare poliziotti, carabinieri ma anche guardie di finanza, guardie forestali e vigili del fuoco, bisognerà fare un anno di naja.

La fine della leva obbligatoria manda in soffitta anche gli obiettori di coscienza. In Italia l’obiezione di coscienza è legalmente riconosciuta dal 1972, con la legge 772 che istituisce il servizio civile in alternativa a quello militare. Prima di allora, per chi rifiutava la leva c’ era il carcere. Con il passare degli anni però l’«esercito” degli obiettori nel tempo è cresciuto di numero e ora confluirà nel servizio civile volontario. A chi, invece, la fine del militare obbligatorio non cambia nulla sono proprio i centri di addestramento per le reclute.

«Per noi – spiega il comandante del 123esimo Reggimento Fanteria «Chieti», colonnello Aldo Di Rubbo – sostanzialmente non ci sarà nessun cambiamento. Come istituzione, noi siamo un reparto di addestramento reclute, quindi diamo la prima impronta militare ai ragazzi che arrivano. Continueremo a farlo anche con l’Esercito composto solo da volontari».(ANSA).

Con la naja va in pensione anche l’obiettore