Italia
Europa, ecco cosa c’è dietro al «no» francese
Il no francese è il frutto di inquietudini e ostilità diverse più o meno comprensibili, più o meno legittime. Al di là della contestazione contro Chirac si è riaffacciata la vecchia diffidenza verso lo straniero in un paese che spesso ama dare lezioni in tema di diritti umani. È apparsa rabbiosa la difesa ad oltranza dei propri vantaggi nei confronti degli altri paesi. È riaffiorato un nazionalismo egocentrico nel dire no mentre quasi tutti gli altri dicevano sì.
Ma è certo che anche i limiti di questa Europa hanno contribuito a questa sconfitta in un paese che, insieme a pochi altri, dell’Europa è stato la culla.
Ed adesso cosa accadrà? L’idea che si possa rivedere la costituzione per fare un favore alla Francia è troppo presuntuosa. Nessun altro paese l’accetterebbe e per partorire questa costituzione ci sono voluti già otto anni. Ma si può, seppure nel quadro di questa costituzione, applicare delle politiche che vadano incontro alle ragioni del no. In passato già Danimarca e Irlanda hanno ribaltato con un nuovo referendum il risultato negativo del primo. E ciò non è impossibile che accada di nuovo in un futuro non troppo lontano.