Italia

Il premio «Europa-De Gasperi», rileggere la storia per inventarsi il futuro

DI MAURO BANCHINIUn’Europa che appassioni, che scaldi i cuori attorno a tematiche concrete (due esempi: uno sviluppo economico di giustizia e le ragioni di una sicurezza solidale), che diventi sempre più potenza «civile», che svolga il ruolo di «ponte» nei confronti di un Sud bisognoso non di elemosine ma di solidarietà. Un’Europa che sappia imboccare la via di un «forte rilancio politico» e le cui forze politiche sappiano ricordare i motivi più autentici del patto iniziale: un patto per il quale tanto protagonismo intelligente seppero svolgere i popolari con un’assai preziosa anima democratico-cristiana.

Giovanni Bersani e Paolo Barbi ricevono a Vallombrosa, su iniziativa di «Supplemento d’anima», il premio «Europa-Alcide De Gasperi» e come sempre accade in queste occasioni la pergamena con la motivazione formale («In un’ora delicata per l’Europa …») viene ricambiata da una lezione che gli amici di questo piccolo gruppo toscano ascoltano nel fresco della sala capitolare. Spazio simbolo, quando si parla di impegno pubblico dei cristiani e spazio ancora più forte – nel segno di San Benedetto – quando si tentano ragionamenti sulla lunga crisi dell’Europa.

Paolo Barbi, costretto a farsi rappresentare dal figlio e dalla nuora, affida il suo pensiero a un articolo che viene interpretato da Pierantonio Graziani . Come capiterà ascoltando l’intervento, stavolta in diretta, di Giovanni Bersani, si capisce che questi due anziani attori di un europeismo che sapeva volare alto, si trovano stretti nei confini del dibattito odierno.

Non mancano accenni sconfortati alla «mediocrità del personale», alla «inadeguatezza delle politiche», alle «improvvide trasformazioni» di un gruppo (il Ppe) oggi diventato «mostro», popolato anche da «europportunisti», ormai privo di quella omogeneità che a lungo lo fece protagonista di battaglie e di scelte.

Ma il premio – consegnato da Annamaria Cuccuini (tre anni fa la prima edizione fu attribuita alla memoria di Alcide De Gasperi) – è occasione non per piangere sul tempo antico quanto per interpretare presente e futuro di un ideale grande.

È Giovanni Bersani , a lungo eurodeputato e presidente dell’assemblea istituita con il trattato di Lomè, a fornire utili suggestioni per una rinnovata politica estera europea. Per decenni il solidarismo democratico cristiano, unito a quello di altre famiglie politiche, seppe disegnare una strategia di qualità per quanto riguarda i rapporti con il Sud ma anche in direzione di quella che, verso Est, era ancora una «cortina» di separazione. In Africa, in America Latina si seppero accompagnare processi importanti per la liberazione e l’indipendenza dei popoli. L’Europa seppe dimostrare di poter essere potenza «non militare ma civile» e noi popolari – commenta Bersani – «avevamo visto giusto» nel favorire la nascita di nuovi grandi soggetti (ad esempio l’Unione Africana, nata proprio sull’esempio dell’Unione Europea) in grande di svolgere un ruolo attivo nello scenario mondiale. Avevamo visto giusto – prosegue con una battuta che arriva attuale dopo i grandi concerti in favore del continente africano – quando cercavamo di impostare non una politica per l’Africa, ma una politica con l’Africa. E non c’è bisogno di spiegazioni per capire la differenza.Insomma – questo il messaggio in partenza da Vallombrosa – l’Europa di oggi deve rileggere anche la sua storia per inventarsi un futuro di nuovo protagonismo.Vale per chi si professa cristiano. Ma non solo.