Italia
Cattolici e politica, il cantiere è riaperto
Un anno dopo, il cammino continua. Tanto da mettere attorno allo stesso tavolo, a ragionare sulla vita del Paese, praticamente tutte le realtà del laicato cattolico, insieme ad altri soggetti ugualmente ispirati alla Dottrina sociale cristiana. Retinopera era attiva anche prima del 2004. Non nasce oggi, né è un frutto della recente mobilitazione per il referendum sulla legge 40, che anzi è stata favorita dalla convergenza in atto nel mondo cattolico.
Il risultato è nel metodo individuato, quello del dialogo, e nei contenuti che riempiono l’Agenda sociale uscita dalla due giorni in abbazia. Si tratta di appunti, precisano i responsabili: un testo aperto a ulteriori contributi che verranno dalla riflessione e dal confro nto sul campo. Le proposte delle cinque aree di lavoro vita e famiglia, pace e cooperazione fra i popoli, immigrazione, welfare e sussidiarietà, lavoro costituiscono più un punto di partenza che di arrivo. Già il dibattito del seminario ha messo in luce alcune attenzioni prioritarie: l’Europa e la mappa geopolitica mondiale, la legalità, l’economia, l’ambiente. Il cantiere dei cattolici italiani guarda lontano.
Lo faceva anche il Codice di Camaldoli, sessant’anni fa. Scritto in tempi difficili, il documento influenzò profondamente la storia democratica del nostro Paese. In quell’esperienza, le associazioni di Retinopera vedono l’esempio di ciò che accade quando si coniuga amicizia e cultura, pensiero e spiritualità, politica e fraternità. È un percorso necessario anche oggi. Le differenze tra l’Italia che usciva dalla guerra e quella attuale sono innegabili, ma lo stile di allora non è superato. Esiste un potere rivoluzionario dell’amicizia: quando realtà così diverse guardano oltre se stesse non può che nascere qualcosa di importante.
Il cammino avviato a Vallombrosa proseguirà ora a Napoli ed in altre venti città italiane, in cui i partecipanti al seminario si sono impegnati a portare i temi discussi in monastero. Il capoluogo partenopea ospiterà entro la fine dell’anno una grande assemblea, segno anche dell’attenzione ai problemi del Sud. La scelta dei cantieri locali risponde invece alla volontà di rinnovare i percorsi formativi e di scommettere sulla vitalità del territorio. È qui che può avvenire, con vantaggi per tutti, il passaggio dall’elaborazione all’impegno concreto.
Da Vallombrosa però è emersa la conferma di una sorta di «ritrovata unità» dei cattolici. Si è davvero conclusa l’epoca della «frammentazione»?
«Non saprei. Forse è presto per dirlo. Certamente con il riavvicinamento di associazioni e movimenti ecclesiali del quale si è tanto parlato l’estate scorsa si è avviato un processo in questa direzione, ma si tratta di percorsi molto delicati che hanno bisogno di un accompagnamento paziente. Credo, tuttavia, che a Vallombrosa si sia scritta la pagina di una storia completamente nuova, una storia splendida. Sarà difficile tornare indietro, anche se non bisogna nascondersi che non sarà facile neppure andare avanti».
Qual è ora il principale obiettivo di «Retinopera»?
«Non ci interessa contare a livello di politica centrale. Vogliamo piuttosto suscitare energie di partecipazione a livello locale. Di qui l’impegno dei partecipanti al seminario a fare Retinopera in 20 delle nostre città entro il 2005, portando i temi dell’agenda che abbiamo elaborato in questi giorni sul territorio».
Dall’incontro è emerso il proposito di «formare una nuova classe dirigente». In che modo?
«Attraverso un’esperienza di pensiero, studio e progettazione della società di domani. Qualcosa di simile a quello che, pure nella diversità dei tempi e delle situazioni, è stato nel 1945 il processo di elaborazione del Codice di Camaldoli, nato dalla profonda riflessione di un gruppo di intellettuali cattolici sul magistero della Chiesa in relazione con la realtà politica, economica e sociale del tempo».