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Vertice Onu, tra meriti e divisioni
Compie sessant’anni e ha alle spalle una storia interamente investita per costruire la pace e far rispettare i diritti dell’uomo e dei popoli. Numerosi si contano i successi, ma altrettanto abbondanti sono gli insuccessi. Così l’Onu è arrivata all’Assemblea generale del 14-16 segnata dalle divisioni a proposito di lotta al terrorismo e guerre più o meno preventive, dall’incapacità di intervenire efficacemente per battere la fame e la povertà dei Paesi poveri, dallo scandalo interno di Oil for food e dalle necessarie riforme per rendere il Consiglio di sicurezza un organo più rappresentativo e in grado di funzionare. ALBERTO LEPORI, giurista svizzero, già docente di Diritto pubblico all’Università di Friburgo, nonché ministro cantonale della giustizia in Ticino, attento osservatore dell’attività della Commissione dei diritti dell’uomo di Ginevra, segnala alcuni punti-fermi dai quali le Nazioni Unite dovranno riprendere il cammino all’indomani dell’Assemblea generale.
Dinanzi alle attuali difficoltà in cui versa l’Onu c’è il rischio di trascurarne i meriti storici. Professor Lepori, ce li vuole ricordare?
“Potrà sembrare una constatazione ovvia, ma già la durata per sei decenni, attraverso epoche di grandi rivolgimenti (fine della seconda guerra mondiale, decolonizzazione, guerra fredda, fino all’unificazione europea, alla caduta del muro di Berlino, al disfacimento dell’impero sovietico ), rappresenta per l’Organizzazione delle Nazioni Unite un successo storico eccezionale. Basterebbe confrontare la breve e infelice vicenda della Società delle Nazioni di Ginevra. Ma non c’è solo la durata: l’Onu è anche cresciuta dai 51 Stati fondatori, comprendendone oggi 191. Un altro traguardo delle Nazioni Unite che vorrei segnalare, spesso dimenticato, è stata la fine dell’epoca coloniale, con l’accesso alla indipendenza e alla libertà di milioni di persone, specialmente dei continenti africano e asiatico, anche se poi di tale nuova situazione non tutti i nuovi Stati hanno saputo fare un uso benefico per i loro popoli”.
Quali altri meriti ascriverebbe all’Onu?
“Nel bilancio positivo dell’Onu dovrebbero essere elencate le attività svolte dalle numerose organizzazioni e istituzioni che ne sono derivate. Cito solo la Fao per la fame e l’alimentazione, l’Unesco per la cultura, l’Oms per la salute, l’Oil per il lavoro, l’Unicef per l’infanzia, l’Hcr per i rifugiati. Neppure il bilancio delle cosiddette operazioni di pace, con diverse modalità di presenza e di intervento, può essere considerato totalmente o in gran parte negativo: anche qui occorrerebbe distinguere per i singoli casi”.
L’Onu è, inoltre, la “paladina” dei diritti umani
“È vero. Un altro merito delle Nazioni Unite, unanimemente riconosciuto dagli osservatori non sprovveduti, è stato lo sviluppo di un sistema di tutela sempre più ampio dei diritti umani grazie alle carte e alle convenzioni internazionali, la cui base fondamentale è rappresentata dalla Carta universale dei diritti dell’uomo del 1948. Essa proclama che tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti, senza distinzione alcuna di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”.
Il dibattito al Palazzo di vetro di New York sembra essersi incagliato su diverse questioni, fra cui la lotta al terrorismo e la riforma dell’organismo mondiale. Cosa occorrerebbe cambiare?
“Una riforma appare doverosa laddove sono intervenuti importanti mutamenti negli equilibri politici ed economici mondiali. Il primo posto nei dibattiti è spesso occupato dalla composizione del Consiglio di sicurezza, in cui cinque Stati (i principali vincitori della Seconda guerra mondiale: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina e Urss, gli ultimi rappresentati da pretesi eredi) godono di un diritto di presenza continua e di un potere eccezionale: il loro voto è necessario per le decisioni del Consiglio. Non sarà facile stabilire una più equa rappresentanza nel Consiglio includendo altri Stati, perché molti governi domandano di far parte del gruppo dei privilegiati (come India, Giappone, Brasile, Indonesia, Germania), e fin qui sono esclusi interi continenti come l’Africa e il Sudamerica, che costituiscono verosimilmente la parte più dinamica per l’avvenire dell’umanità. Tema meno considerato è quello di una riforma della stessa Assemblea generale, in cui ogni membro dispone di un voto, senza alcuna considerazione del numero degli abitanti del singolo Stato. Si potrebbe pensare a un voto ponderato, come previsto nella Costituzione europea. Meno interesse ancora, almeno nella grande stampa e nell’opinione pubblica, ha fin qui destato l’intenzione, espressa dal segretario generale, di riformare la Commissione dei diritti dell’uomo di Ginevra. I cui obiettivi vanno però preservati, viste le tante violazioni dei diritti umani nel mondo”.