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Iraq, approvata la Costituzione. Mons. Warduni: «Un passo in avanti»

DI Daniele RocchiCon il 78% di sì la popolazione irachena ha approvato la Costituzione. L’annuncio è stato dato il 25 ottobre dalla Commissione elettorale indipendente che ha affermato che in tre province (su 18 totali) la maggioranza si è dichiarata contraria. Hanno votato no, infatti, le province di Salaheddin (Tikrit) con l’81,75%, Al Anbar (Ramadi) con il 96,96%, e Ninive (Mossul) con il 55,08%. Sarebbe bastato che anche Ninive raggiungesse i due terzi di voti a sfavore per respingere la Carta. “Risultati credibili” hanno affermato fonti della Nazioni Unite che hanno elogiato anche l’alta affluenza al voto, 63%. Ne abbiamo parlato con mons. Shlemon Warduni , vescovo caldeo ausiliare di Baghdad. Cosa pensa dell’approvazione della Costituzione da parte degli iracheni?“Si tratta di un passo avanti per il Paese e per la sua riconciliazione”.Nonostante l’opposizione dei sunniti?“Non parlo di sunniti, di sciiti, di cristiani, parlo solo di iracheni per creare l’unità. Ogni volta che bisogna mettere una pietra per costruire l’unità nel nostro amato Paese dobbiamo farlo. Non dobbiamo ricordare le fazioni in lotta ma parlare dell’Iraq che ci unisce”.Con questa Costituzione l’Iraq si avvicina alla democrazia?“Il Trattato costituzionale contiene molti punti positivi come il richiamo alla libertà di coscienza, di culto, di insegnamento ma c’è qualcosa che ancora ci preoccupa…”.Si riferisce all’art. 2 che rischia di introdurre la legge islamica nel sistema giudiziario iracheno?“Preoccupa il riferimento all’Islam quale fonte principale di diritto e quello che prevede che nessuna legge può essere contraria agli standard dell’Islam. Va detto, però, che su questo tema gli stessi musulmani iracheni sono divisi. Il rischio è che anche i cristiani possano essere sottoposti alla sharia o meglio ad alcuni precetti di questa”.Cosa altro preoccupa l’episcopato iracheno?“Circa la libertà religiosa ci preoccupa, per esempio, la condizione dei minorenni (sotto i 18 anni). In passato questi erano privi di libertà religiosa. Quando, infatti, accadeva che uno dei loro genitori si convertiva all’Islam, automaticamente diventavano musulmani. Prima ancora, invece, era in vigore una regola che permetteva loro, anche prima dei 18 anni, di scegliere liberamente se professare l’Islam o il cristianesimo”.La Costituzione appena approvata, comunque sia, si richiama al diritto internazionale…“Ripeto che nel testo ci sono molte cose buone, ma se veramente la Carta si ispira al diritto internazionale allora possiamo sperare in alcune modifiche che la avvicinino di più alle leggi internazionali che sanciscono la libertà religiosa, politica e di coscienza”. A suo avviso la Costituzione può servire alla normalizzazione dell’Iraq?“Certo. Ma ciò che manca oggi al nostro Paese è la pace e la sicurezza. Ancora lunedì 24 ottobre abbiamo assistito all’ennesima strage davanti l’hotel Palestine, quello dei giornalisti. Attacchi dinamitardi, attentati suicidi, la pratica dei rapimenti che spesso non hanno esito positivo, nonostante il pagamento del riscatto, generano paura e sgomento nella popolazione”. In questa fase quale contributo possono dare le truppe della coalizione in territorio iracheno?“Bisogna avere saggezza per guidare bene il popolo, garantire i diritti, ricostruire le infrastrutture, vendere petrolio per avere cibo… Quante volte abbiamo gridato e ricordato di controllare le frontiere da dove passano armi e esplosivi. Quante volte abbiamo detto di controllare e raccogliere le armi. Le forze della coalizione potevano fare molto di più. Speriamo nel futuro”. Quindi anche in un prossimo ritiro delle truppe alleate dall’Iraq?“Solo dopo aver assicurato la pace e la sicurezza. Prima di questo sarebbe una tragedia per l’Iraq”.