Italia
Adozioni internazionali, chieste procedure più snelle
Le associazioni e i professionisti attivi nel campo delle adozioni internazionali si sono dimostrati critici nei confronti della proposta governativa che a loro parere rischia di stravolgere l’attuale sistema italiano. L’Ordine degli assistenti sociali è arrivato addirittura a ipotizzare che il disegno di legge, se approvato, «potrebbe costituire le premesse per riattivare quel mercato dei bambini che in passato il nostro paese ha combattuto istituendo strumenti di verifica e certificazione del reale stato di abbandono dei minori».
Quale spirito ispira la normativa? L’interesse dei bambini adottati o quello dei genitori italiani? Se lo è chiesto Brunilde Poletti, (docente di diritto privato all’Università di Pisa e autrice di L’adozione internazionale. Evoluzione storica e profili sistematici) entrando nello specifico della proposta di legge governativa. I diritti dei bambini: la sentenza di adozione emessa dal paese d’origine del minore avrebbe immediata efficacia in Italia, sì che non sarebbe più necessaria l’autorizzazione del tribunale dei minori perché il minore diventi cittadino italiano; previsto anche il sostegno ai genitori adottivi, che scatta automaticamente nel momento dell’inserimento del minore, (fino ad oggi è stato solo discrezionale). I diritti dei genitori: ad avere il figlio il più velocemente possibile, superando, in alcuni casi, i filtri imposti dalla attuale normativa. Secondo la proposta di legge, avrà un ruolo fondamentale il Cai (Centro adozioni internazionali) che accumulerà una serie di competenze prima affidate a enti e associazioni.
Pur rimanendo nello spirito della Convenzione internazionale sull’adozione dell’Aja (ratificata dall’Italia con la legge n° 476 del ’98), che lascia ai singoli stati firmatari la libertà di scegliere come organizzare a livello nazionale la gestione delle adozioni, per molte associazioni questa novità non garantirebbe a sufficienza i minori e comporterebbe una grossa involuzione del servizio offerto alle famiglie.
Le autorizzazioni hanno interessato più bambini (57,3%) che bambine. Tanto per i maschi quanto per le femmine si ha una prevalenza delle classe di età 1-4 anni (48,6%) e 5-9 anni (33,9%). Meno numerosi i bambini di età superiore ai 10 anni (10,9%) e soprattutto i bambini di età inferiore a un anno (6,5%).
Al primo posto della graduatoria dei Paesi di provenienza c’è l’Ucraina (21,2%), ma incidenze piuttosto alte hanno anche: Russia (15%), Colombia (9,2%), Bielorussia (6,9%), Brasile (6,9%), Bulgaria (6,7%), e Polonia (5,6%).