Italia
Napolitano votato da una parte ma presidente di tutti
Il senatore a vita Giorgio Napolitano, 81 anni, è l’undicesimo presidente della Repubblica. Nel quarto scrutinio, conclusosi alle 13 di mercoledì 10 maggio, ha ricevuto 543 voti. Novanta secondi di applausi nell’aula di Montecitorio hanno accolto il raggiungimento del quorum di 505 voti, la maggioranza assoluta. Hanno votato compattamente per lui i grandi elettori dell’Unione, mentre la Casa delle Libertà, dopo un acceso dibattito interno, aveva deciso di deporre nell’urna scheda bianca. Un errore politico, aveva commentato Pierferdinando Casini (Udc) che però si era ufficialmente allineato alla decisione della Cdl, mentre il suo collega di partito Marco Follini aveva annunciato il voto per Napolitano. E suo potrebbe essere uno dei due voti in più raccolti da Napolitano rispetto a quelli a disposizione dell’Unione. «Il nostro elettorato non capirebbe il voto dato ad una persona comunque stimabile, ma rappresentante dell’altra parte politica», aveva dichiarato alla vigilia l’ex premier Silvio Berlusconi. Il fatto comunque che la Cdl non abbia contrapposto a Napolitano un proprio candidato dimostra l’ampio consenso che la persona del nuovo capo dello stato raccoglie tra le forze politiche e probabilmente solo il clima acceso di una lunghissima campagna elettorale, conclusasi con la sofferta vittoria dell’Unione, e l’imminente voto per le amministrative, hanno impedito alla Cdl di votarlo apertamente. E lo stesso Napolitano aveva dichiarato di accettare questa nomina solo perché largamente condivisa e con l’impegno di essere un presidente di tutti gli italiani.
Questo il risultato ufficiale della votazione letto in Aula dal presidente della Camera Fausto Bertinotti: “Presenti: 1000, Votanti: 990, Astenuti 10, Maggioranza richiesta: 505. Hanno ottenuto voti: Giorgio Napolitano 543, Bossi 42, D’Alema 10, Giuliano Ferrara 7, Gianni Letta 6, Berlusconi 5, Di Piazza 3, Pininfarina 3, Voti dispersi 10, Schede bianche 347, Nulle 14”.
I grandi elettori erano 1.010 (diventati 1009 dopo le dimissioni di Marco Cappato – Rnp – che ha deciso di optare per il parlamento europeo): 630 deputati, 322 senatori (315 più i 7 senatori a vita) e 58 delegati delle Regioni (3 per regione, scelti due dalla locale maggioranza e uno dall’opposizione; la Valle D’Aosta ne esprime uno solo). L’Unione poteva contare su 506 deputati e senatori, più 35 delegati regionali (totale: 540 dopo la defezione di Cappato). La Cdl disponeva di 437 deputati e senatori ai quali si aggiungevano 23 delegati regionali, per un totale di 460 voti. In questo conto non figurano i senatori a vita e due indipendenti eletti nella circoscrizione estero.
Alla prima votazione, nel pomeriggio di lunedì 8 maggio, la Cdl aveva votato Gianni Letta (369 voti), mentre l’Unione scheda bianca (438). Avevao ottenuto un numero consistente di voti anche Massimo D’Alema (27), Franca Rame (24) e Adriano Sofri (23). Nelle due votazioni di martedì 9 maggio, per le quali era sempre richiesta la maggioranza dei due terzi, sia Cdl che Unione avevano deciso di votare scheda bianca. Indicazione raccolta la mattina da 724 grandi elettori e il pomeriggio da 770. Un certo numero di voti era però andato nella seconda votazione a Umberto Bossi (38), Massimo D’Alema (35) e Giuseppe De Rita (15) con 29 voti dispersi (cioè per altrettante persone). Nella terza, Massimo D’Alema (31), Giorgio Napolitano (16) e Gianni Letta e Giuliano Ferrara con 10; ben 37 i voti dispersi. Sette anni fa Carlo Azeglio Ciampi fu eletto presidente della Repubblica al primo scrutinio con un vero plebiscito: 707 voti, 33 in più della maggioranza richiesta (i due terzi dell’assemblea, 674 voti). Solo Francesco Cossiga aveva ottenuto più voti, sempre al primo scrutinio: 752 voti (78 voti in più della maggioranza richiesta di 674 voti).
Lunedì 15 maggio alle 17 è prevista la riunione del Parlamento in Seduta comune per il giuramento del nuovo Presidente della Repubblica. Lo stesso giorno il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi rassegnerà le dimissioni. Lo
Il diessino Giorgio Napolitano è il primo presidente della Repubblica che proviene dal Partito comunista italiano. Prima di lui erano stati eletti al Quirinale un socialista (Sandro Pertini), un socialdemocratico (Giuseppe Saragat), due liberali (Enrico De Nicola e Luigi Einaudi), cinque democristiani (Giovanni Gronchi, Antonio Segni, Giovanni Leone, Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro) e un indipendente (Carlo Azeglio Ciampi).
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