Italia
Cattolici e partecipazione. La differenza con il referendum sulla Legge 40
È “assolutamente improprio” dire che i cattolici abbiano assunto “due linee” in merito ai due referendum, quello abrogativo dell’anno scorso sulla procreazione medicalmente assistita e quello confermativo di quest’anno sulla seconda parte della Costituzione, qualificando la “linea” di un anno fa come “impegno” e quella di oggi come “disimpegno”. In realtà, la scelta del mondo cattolico “è stata e resta quella dell’impegno”, a partire tuttavia dalla consapevolezza della “diversa incidenza”, sulla vita della gente, della “posta in gioco” dei due appuntamenti referendari. A dichiararlo è GIUSEPPE DALLA TORRE, rettore della Lumsa, con cui abbiamo parlato del “dovere della partecipazione”, alla vigilia della consultazione referendaria del 25 e 26 giugno.
Si avvicina l’appuntamento referendario: come motivare alla “partecipazione”?
“Il referendum confermativo per le leggi costituzionali è cosa molto diversa dal referendum abrogativo dello scorso anno, in cui erano tre le posizioni che esprimevano il voto degli elettori, compresa l’astensione. Nel referendum confermativo la logica è un’altra. La Costituzione, in una società democratica e pluralistica, è la tavola delle regole e dei valori su cui tutti, nonostante la diversità di opinioni (morali, sociali, politiche), hanno convenuto: per modificare le mura della casa comune, è necessario l’assenso di tutti o, comunque sia, una larghissima maggioranza e partecipazione. In questo caso, il discorso è diverso: non ci si può astenere, ma si deve partecipare. Se per il referendum abrogativo è prevista l’astensione, nel referendum confermativo prevale l’obbligo morale di partecipazione, perché si tratta di modificare gli assetti fondamentali delle istituzioni”.
La differenza tra i due tipi di referendum non è apparsa chiara a buona parte dei media, che hanno parlato di “due linee” dei cattolici in materia…
“Non si tratta affatto di due linee, ma di due logiche diverse che presiedono ai due referendum. Nel caso del referendum abrogativo, l’astensione può comportare il fallimento del referendum, e dunque è una scelta non soltanto giuridica ma politica; nel referendum confermativo, che non prevede il quorum, l’astensione non produce effetti invalidanti: anche se andasse a votare metà degli italiani, si cambierebbe la Costituzione”.
Si può dire, come lamentano alcuni, che i cattolici si siano impegnati di più per il referendum dello scorso anno?
“Sarebbe un’affermazione assolutamente impropria: i cattolici, hanno un’unica linea, se si può usare questa espressione, quella dell’impegno. Il referendum dello scorso anno aveva come oggetto una questione che attiene ai grandi valori e principi che si ritrovano nella prima parte della Costituzione – vita, salute, famiglia – mentre il referendum di quest’anno riguarda la seconda parte della Costituzione, quella relativa alle regole e agli assetti degli organi istituzionali e al loro funzionamento, abbastanza indifferente rispetto ai valori che toccano da vicino la vita della gente. Oggi è direttamente in gioco la Costituzione in senso tecnico, ieri invece era in gioco una legge non costituzionale, ma paradossalmente più rilevante perché tocca proprio i principi della prima parte della nostra Carta costituzionale”.
Quello tra cattolici e Costituzione è un binomio saldissimo fin dai tempi dei padri costituenti: come rimotivare oggi questa “passione”, soprattutto fra i giovani?