Italia
Prodi mette il bavaglio a internet
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Dallo scorso 3 ottobre in internet non si può più riportare il testo di un qualsiasi articolo tratto da un qualsiasi sito o giornale, pur citando la fonte. Lo dice l’art. 32 del decreto legge n. 262. Per poterlo fare occorre pagare un compenso all’editore. E se non lo si fa le sanzioni sono salatissime.
Fino al giorno prima del decreto il copyleft era ammesso sul web con la sola restrizione di citare rigorosamente la fonte editoriale e l’autore del pezzo. La legge 633 del 1941 all’articolo 65 diceva infatti:
Adesso invece con il Decreto legge 262/2006 («Disposizioni in materia di accertamento, riscossione e contrasto dell’evasione ed elusione fiscale, nonché di potenziamento dell’Amministrazione economico-finanziaria») si dice all’articolo 32:
In sintesi: se vuoi fare una rassegna stampa online o cartacea, devi pagare, così pure se vuoi riportare citazioni in un blog o in un forum. Anche se la tua attività è senza fini di lucro, umanitaria o caratterizzata da una valenza culturale o sociale, devi versare comunque dei soldi. Soldi che per giunta verranno intascati dagli editori, e di certo non dai giornalisti che hanno scritto quegli articoli, pagati una tantum per la cessione dei loro diritti d’autore alle testate per cui lavorano.
Con il testo voluto da questa maggioranza di centro-sinistra vengono così imbavagliati migliaia di siti, di blog e di forum. La libertà non si può fermare. L’informazione su internet deve rimanere libera.
Chiediamo al Governo che ritiri questo decreto legge. Chiediamo al Parlamento che lo cancelli.
Il diritto all’informazione non si tocca!
L’approfondimento di Peacelink con la campagna contro il decreto