Italia
Primo marzo, una giornata di «Ponte con Betlemme»
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I promotori dell’iniziativa sono il Centro Al-Liqa per il dialogo interreligioso, Pax Christi Italia, il Seminario diocesano di Gerusalemme, la Pattuglia Terra Santa Agesci Toscana, le Suore del Baby Hospital, l’associazione Habibi Terra Santa.
Tra i promotori anche il vescovo di Montepulciano, Chiusi, Pienza mons. Rodolfo Cetoloni, francescano con un forte legame con la Terra Santa. «Ci sono dei momenti di povertà e debolezza scrive in un messaggio per lanciare la giornata come quando proprio senti di confrontarti con qualcosa di troppo grande o di pesante e ingiusto. È l’impressione che ferisce ogni volta che mi è capitato di passare attraverso il muro che separa Betlemme da Gerusalemme e tanti altri luoghi da quelle che erano le terre, le case, i parenti e gli amici vicini. Come un grande vomere che ferisce la terra e resta lì, fermo, insuperabile Ci sono delle suore e dei laici che ogni venerdì camminano sotto il muro, pregando, con la forza dei poveri che affidano a Dio il loro grido. La preghiera vuole coinvolgere altri e allora hanno proposto di dedicare il primo marzo alla preghiera per la pace e perché si crei una coscienza che rifiuti queste divisioni e porti a voler disgregare la paura e l’odio che hanno fatto nascere il muro, ma che anche vengono da esso fomentati».
Anche don Mario Cornioli, vice parroco della Collegiata di Montevarchi (diocesi di Fiesole), è stato più volte in Terra Santa per il gemellaggio che lega la parrocchia e la città a Betlemmme. E così è diventato referente di «Habibi», una delle associazione che promuove la giornata. «Siamo convinti spiega che difendere e sostenere i nostri fratelli cristiani in quella zona sia un modo valido per costruire la pace di cui tutti hanno bisogno. Noi non crediamo che si favorisca questo bene essenziale costruendo muri e barriere di divisione. Questi mezzi si rivelano capaci solo di generare ulteriore disperazione e violenze». Infatti, continua il sacerdote «sempre più cristiani di Terrasanta si sentono abbandonati e soli nell’affrontare condizioni di vita ogni giorno più tragiche».
L’occupazione militare e l’embargo hanno ormai ridotto alla fame la popolazione. L’ultimo appello è arrivato dalle Suore del Baby Hospital che nella loro Lettera di Natale 2006 (pubblicata dal nostro settimanale) hanno lanciato un «sos» di solidarietà per le condizioni drammatiche della città, a causa dell’occupazione e del muro che la chiude completamente. «La nostra è una supplica ai cristiani sottolinea don Cornioli affinché non li abbandonino e perché sentano più fortemente la comunione che tutti ci lega alla Terra Santa».
Così è nata l’idea di ricordare la data del 1º marzo 2004 quando «è stata posta la prima pietra, non di una nuova costruzione di cui gioire, ma di quel vergognoso muro di distruzione che ha fatto della città natale di Gesù una prigione a cielo aperto». E allora, ecco come potrebbe essere celebrata la giornata. «Si potrebbe pregare spiega il sacerdote secondo le intenzioni espresse nella traccia Non di muri ha bisogno Betlemme che, partendo da questa affermazione di Giovanni Paolo II, suggerisce piste di preghiera da poter utilizzare a seconda delle possibilità. E poi si potrebbe conoscere la realtà di Betlemme. Per questo le suore hanno preparato una Lettera da Betlemme e Pax Christi il dvd Andiamo a Betlemme! da utilizzare in piccoli gruppi o in incontri di preghiera o approfondimento da organizzare con giovani o adulti». Non solo. «I singoli e le comunità conclude don Mario Cornioli che vorranno approfittare dell’occasione per proporre anche una raccolta di denaro da destinare alle necessità del Baby Hospital lo potranno fare contattando direttamente le suore».
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