Italia
Un milione in piazza per la famiglia
L’annuncio di Alessandro Zaccuri, di Sat2000, uno dei due conduttori del Family Day in piazza San Giovanni, è arrivato alle 16.51, subito dopo la canzone di Povia: “siamo più di un milione”. Più tardi, a conclusione della serata, Savino Pezzotta arriverà a parlare di un milione e mezzo. La sensazione che la partecipazione alla manifestazione del 12 maggio sarebbe stata oltre ogni aspettativa è cresciuta di ora in ora, via via che la piazza si riempiva di famiglie, di bambini, polverizzando così tutte le previsioni più rosee della vigilia. La voce circolava già da un po’ tra gli addetti ai lavori, almeno da quando è cominciata la diretta tv, con una panoramica della piazza che letteralmente non entrava nello schermo, da qualunque accesso venisse ripresa (lato S.Giovanni, lato via Merulana, lato via S.Alfonso), dall’alto o dal basso. E a poca distanza, in piazza Navona, solo 10 mila persone alla contro-manifestazione del “coraggio laico”, con la sinistra radicale, il ministro Emma Bonino e il segretario dello Sdi Enrico Boselli.
I diritti dei bambini sono più importanti di quelli dei grandi. Così Povia, il cantante arrivato al successo con la canzone I bambini fanno oh!, si è rivolto alla platea del Family Day, subito dopo l’annuncio che il popolo di S.Giovanni aveva superato la cifra record di un milione di presenze. I bambini devono avere una mamma e un papà, ha detto Povia cantando un medley appositamente composto per l’occasione. Anche se siamo separati ha aggiunto per favore almeno sui figli restiamo uniti. E ancora: Per fare una legge ci vogliono soldi, che verrebbero comunque tolti alle famiglie. I diritti dei bambini sono più importanti di quelli dei grandi, ha concluso: Questa per me è famiglia.
A scaldare ancora di più i cuori dei presenti un video inedito di Giovanni Paolo II, datato 30 dicembre 1988. Nel video il Papa parla della famiglia ricordando che questa deve essere protetta dalla distruzione profonda. E per farlo, affermava il pontefice polacco, bisogna entrare nelle sue radici più profonde, nella sua natura più intima”. Grandi applausi e commozione hanno accompagnato le parole del video. Come “gesto finale” del “Family Day” è stato annunciato dal palco di piazza San Giovanni in Laterano che verranno sostenuti per 10 anni 10 ragazzi in situazione di povertà di Paesi in via di sviluppo. “La famiglia dura nel tempo – ha detto il presentatore Alessandro Zaccuri – e il segno di questo Family Day vuole essere un gesto di solidarietà che dura nel tempo”.
Il racconto della giornata
DI ANDREA BERNARDINI
La sveglia suona all’alba. Zaino leggero in spalla, siamo ancora un po’ assopiti quando saliamo sull’autobus. Il notiziario di Rtl 102.5 dà già al primo mattino la sensazione di come la manifestazione Orgoglio laico in piazza Navona potrebbe dimezzare la visibilità del Family day: dieci secondi a Savino Pezzotta e dieci ad Emma Bonino.
A Roma gli autobus organizzati dalle Acli si fermano in zona stadio Flaminio, accolti dai volontari di quella associazione. I bambini ritirano bandiere e palloncini, a tutti vien data una borsa di cartone: dentro c’è il necessario per allontanare i morsi della fame. Piazza San Giovanni è ancora lontana. Un paio di km a piedi, poi via, stipati sulla metropolitana.
Le 13. I tg danno notizia delle due manifestazioni: al momento 250mila persone sono confluite a Piazza San Giovanni in Laterano, appena 200 a Piazza Navona. Alle 18 gli organizzatori parleranno di un milione e mezzo di persone al Family day e di 10-12 mila a Orgoglio laico. Se la ride Renzo Puccetti, medico di Scienza & Vita: «Orgoglio laico? Un flop! Per ogni manifestante a favore dei Dico cento si sono mobilitati per dire no ai Dico e sì alla famiglia».
In Piazza San Giovanni si procede a fatica, un metro al minuto. Una comitiva di napoletani spinge verso l’esterno, scortando una signora che accusa un malore. È uno dei primi casi della giornata, a fine manifestazione se ne conteranno 150 e 20 i ricoveri. I genitori più previdenti hanno scritto il numero del loro cellulare sul braccio dei loro pupi. È anche grazie a questa arguzia che due bambini ritroveranno la loro mamma tra centinaia di migliaia di persone.
Una manifestazione atipica. Niente birra a gogò, ma acqua e succhi di frutta quelli forniti dagli organizzatori niente rock o heavy metal ma clown in giro per la piazza, pochi tatuaggi sulle schiene cotte dal sole, ma tanti pannolini portati in borsa. Niente pula o caramba in versione antisommossa, ma appena ottanta agenti a sorvegliare su qualche tentativo di scippo. Nessun insulto, roba d’altri tempi. È la famiglia italiana che scende in piazza. Non era mai accaduto.
Qualche striscione stuzzica il ministro della famiglia, cofirmataria della proposta di legge sui Di.Co e adesso alle prese con l’indignazione di Ferrero e di Bonino perché non ha invitato le coppie gay alla conferenza nazionale sulla famiglia «Più bimbi, meno Bindi»: divertente, ma innocuo.
Sui dodici maxi schermi allestiti dagli organizzatori passa un inedito di Giovanni Paolo II che nel 1988 ammoniva: «la famiglia se non portata avanti e privilegiata può essere distrutta». Sul palco i presentatori Paola Rivetta (Tg 5) e Alessandro Zaccuri (Sat 2000) controllano la scaletta. È ufficiale: Antonella Ruggiero non ci sarà. «La manifestazione ha preso una piega troppo politica» si giustifica la cantante. La vedranno, invece, ad «Orgoglio laico».C’è invece Povia che si esibisce in un rap-manifesto a favore della famiglia: «Siamo in un momento in cui domina l’oscurantismo e la famiglia tradizionale non sta bene e ha bisogno di cura Una ragazza al solo pensiero di una gravidanza ha paura Quanta dilagante imbecillità Chiediamo sia facilitata l’adozione per le famiglie eterosessuali che attendono per anni Questa è la realtà: un bambino deve poter avere una mamma e un papà». Prima di uscir di scena con un cartello dov’è scritto: «Non farti cambiare dal mondo». La piazza è tutta sua.
«È stato il momento più emozionante» dirà Carlo Lazzeroni, 33 anni, un cammino di fede nella Gioventù francescana di Pisa, a Roma con la moglie Chiara, entrambi fondatori dell’associazione «Il Pellicano», un centro per la tutela dell’infanzia e della famiglia in difficoltà.
Intanto i bambini delle famiglie che racconteranno la loro storia reale (ce n’è anche una aretina), cominciano a giocare con i maxi-lego. A fine manifestazione il palco sarà quasi impraticabile e Savino Pezzotta rischierà di scivolare prima del suo discorso. Le telecamere di Sat 2000 propongono immagini dall’alto della piazza: un bel colpo d’occhio, che non rende però giustizia delle vie limitrofe a San Giovanni, anche quelle straripanti. Scorrono le interviste realizzate ai leader delle associazioni che hanno aderito al manifesto «Più famiglia». Ci sono anche Gino Doveri, pisano, segretario generale della consulta nazionale delle aggregazioni laicali, e i fiorentini Gianfranco Gambelli, presidente delle Misericordie d’Italia, Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita e Carlo Costalli, leader del Movimento cristiano lavoratori.
Arrivano i leader di partito, ma nessuno se li fila. Un’ovazione accoglie invece Kiko Arguello, fondatore del Movimento dei neocatecumenali (ce ne sono 200mila in piazza), quando con voce ostentorea parla della divinità della famiglia e di quanto la Resurrezione di Cristo abbia inciso anche nella storia della famiglia. Prima di impugnare la chitarra e cantare «Risuscitò». E con lui le apparizioni di Salvatore Martinez (Rinnovamento) e Giancarlo Cesana (Comunione e liberazione), esponenti dei gruppi tra i più numerosi. Dall’Azione cattolica a Cl, da Coldiretti al Csi, dalle Acli ad Mcl, da Rinnovamento ai neocatecumenali: chi respira un po’ aria di Chiesa intuisce che non era facile mettere insieme così tante aggregazioni. E così diverse.
Monologo di Giulio Base, attore e regista: «Che cos’è una casa?» chiede all’improvviso alla folla. La piazza si scalda per gli interventi dei due portavoce: Eugenia Roccella, ex radicale e femminista convinta, e Savino Pezzotta, già segretario della Cisl, che non ha perso il piglio del grande organizzatore di manifestazioni operaie. Si riparte alle otto. Luca Gori, 24 anni, studente universitario, viene da Pistoia, e vive in una casa sempre piena di nonni, zii, nipoti: «Un pieno di emozioni. Serviva una manifestazione di questo tipo, il valore della famiglia non si svende!». Scende il silenzio. L’autobus arriverà a notte fonda.
GLI INTERVENTI DAL PALCO
Pezzotta si è rivolto ai molti politici presenti in piazza: abbiamo il diritto di sapere se chi ci governa punta su un modello antropologico centrato unicamente sull’autonomia dell’individuo, sull’utilitarismo delle affettività temporanee e deboli o se invece punta a consolidare quello della dinamica famigliare e pertanto di un’affettività che si incardini nella dimensione della responsabilità sociale. Il nostro essere qui oggi in tanti, non è manifestare contro o a favore dell’uno o dell’altro schieramento politico ha precisato – Il bene comune, il bene del Paese, il bene dell’Italia, il bene delle nuove generazioni è il nostro riferimento di fondo. Nessuna volontà di dividere il Paese o alimentare scontri anacronistici. Questa non è una piazza guelfa. Qui non si strumentalizza la religione, ma neppure si vieta alla religione di illuminare la coscienza delle persone, credenti e non. Perché la fede per un credente non è irrilevante nella costruzione della società. È sul terreno di difesa della libertà e della dignità della persona umana (aborto, eutanasia, morti sul lavoro ) che, per Pezzotta, si colloca l’impegno per la famiglia, per il matrimonio civile e per fare in modo che le figlie e i figli abbiano un padre e una madre. Non possiamo essere applauditi quando ci schieriamo contro la guerra, contro la fame nel mondo, contro la pena di morte, quando ci impegniamo per l’economia civile e per la giustizia sociale e essere considerati oscurantisti quando vogliamo valorizzare la famiglia.
Sostenere che la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio e non solo sul rapporto affettivo o d’interessi tra un uomo e una donna o tra persone omosessuali, non è una questione confessionale ha ribadito il portavoce del Family Day che ha chiesto che il Parlamento non introduca i Dico. Pezzotta ha invece auspicato normative organiche per la famiglia che affrontino il tema della protezione del diritto alla vita d’ogni essere umano: dal concepimento alla morte naturale; che assumano la famiglia come soggetto sociale da sostenere con politiche specifiche attraverso criteri che la promuovano fin dal suo sorgere e che accompagnino il processo di generatività dal concepimento alla nascita e alla crescita dei bambini, degli adolescenti, dei giovani (consultori, asilo nido, salute, scuola e formazione), del lavoro dei coniugi con l’introduzione di flessibilità per la cura famigliare, dell’istruzione dei figli, attraverso il sostegno al reddito, con politiche fiscali, tariffarie e degli affitti ispirate all’equità, e dell’accompagnamento in tutte le azioni di cura parentale (handicappati, non autosufficienti, malattia, malattie terminali) che le famiglie sono chiamate a svolgere. Si tratta in definitiva di riformare in profondità il nostro welfare e ricentrarlo sulle esigenze della famiglia. Questa è la sfida che ci poniamo per il bene del Paese e della società italiana. In chiusura il portavoce ha anche espresso solidarietà a mons. Bagnasco per gli insulti e gli attacchi. Le siamo vicini, le vogliamo bene ha detto.