Italia
Da Firenze la richiesta di un patto per la famiglia
FIRENZE, 26 MAGGIO – Il governo stringe un “patto sulla famiglia”. Lo fa chiamando intorno a sé le forze politiche e della società civile, il parlamento, gli enti locali e le imprese. Un patto a medio e lungo termine, che vuole durare oltre una legislatura ed oltre l’attuale maggioranza, che prelude ad un nuovo interesse dello stato per la vita quotidiana delle persone. Si chiude con questo grande ed ambizioso progetto la Conferenza nazionale della famiglia, voluta dal ministro Rosy Bindi, siglato dalla presenza del premier Romano Prodi – che oggi si è sottoposto ad un question time delle famiglie – e dall’intervento nei tre giorni di nove ministri.
Rosy Bindi cita Giorgio La Pira per spiegare il suo piano: una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola per educare i figli, un ospedale dove curarsi, una chiesa dove pregare il proprio Dio. A questo impegno ora guarda il paese ma soprattutto i circa 3 mila partecipanti della Conferenza che hanno messo nero su bianco le proprie richieste; guarda la Chiesa che anche oggi è stata presente con il vescovo ausiliario dell’arcidiocesi di Firenze, mons. Claudio Maniago; guardano le organizzazioni del Family Day giunte qui con tante aspettative, qualcuna delusa.
L’annunciata protesta dei gay e delle coppie di fatto è stata rispettata. Rappresentati della Lega famiglie di fatto sono riusciti ad entrare ed hanno esposto cartelli contro Bindi. Le associazioni gay hanno manifestato all’esterno. L’Arcigay ha parlato di fallimento della conferenza e ha chiesto le dimissioni del ministro. La controversa questione dei diritti delle coppie di fatto registra un passo avanti. Bindi ha ribadito che una “sintesi va trovata”, che lo strumento prioritario è il dialogo.
Il ministro dell’interno Giuliano Amato è andato più avanti. “Mi chiedo perché – ha affermato fra gli applausi – ci sia tanta chiusura verso i diritti dei conviventi. Sarò sempre il primo a difendere il valore della famiglia fondata sul matrimonio, ma non possiamo chiuderci ed alzare i ponti levatoi”. Il ministro ha invitato ad avere più “coraggio” anche per il testamento biologico: “non chiudersi solo per paura del male”. Interrogato da una decina di famiglie, il premier Prodi ha detto che i due terzi del tesoretto andrà agli indigenti, agli anziani e alle famiglie numerose. E soprattutto che per i giovani sono previsti interventi contro il precariato.
Fra le “consegne” della Conferenza al governo, spicca l’antidiscriminazione verso le persone deboli, la lotta contro ogni forma di omofobia (“vanno tutelati – dice un documento – i diritti delle persone omosessuali ed eterosessuali che vivono nelle coppie di fatto”), la riforma dei consultori (in centri per le famiglie), la definizione dei livelli minimi di assistenza; interventi fiscali per le famiglie. In completo pantaloni blu, maglia blu, filo di perle, il ministro Bindi è apparso soddisfatto dei risultati della conferenza, consapevole però che “il lavoro è appena cominciato”. Bindi ha proposto la costituzione di un tavolo permanente per un piano condiviso sulla famiglia: “se il governo deve fare scelte impegnative, senza una politica forte queste scelte non si fanno”. Le Regioni hanno dato la loro disponibilità. Bindi però ha segnalato soprattutto la riapertura di un dialogo sulla famiglia: “Abbiamo capito che non si può andare avanti a forza di reciproche scomuniche. Si é riaperto il dialogo nel paese intorno al tema della famiglia. Senza unità, l’Italia non ce la farà a guardare al futuro”.(Agnese Malatesta – ANSA)
La nostra diretta sulla Conferenza con le sintesi degli interventi