Italia

Annozero e il caso Firenze

di Andrea Fagioli

Tutti d’accordo: monsignor Rino Fisichella ha tenuto testa, con destrezza mediatica e una punta di sano orgoglio, al confronto televisivo messo in scena da Michele Santoro per la sua Annozero. Al rettore della Lateranense è toccato il difficile ruolo di avvocato della Chiesa nel «processo» intentato con la messa in onda del video della Bbc Sex crimes and Vatican («Crimini sessuali e Vaticano»).

Se un appunto si può fare all’illustre vescovo teologo, riguarda la parte finale della trasmissione, quella che forse solo qui, in Toscana, e a Firenze in particolare, abbiamo seguito con più attenzione e più apprensione per la forza drammatica delle testimonianze (soprattutto una) delle quattro persone provenienti dalla parrocchia fiorentina della Regina della Pace.

Ma andiamo con ordine. La trasmissione di Santoro in onda giovedì 31 maggio (da noi anticipata con una lettura del film della Bbc e con un’intervista a monsignor Andrea Drigani, n. 21 pp.2-3) si annunciava particolarmente scottante. Alla fine è stata un po’ meno scottante del previsto anche per alcuni tagli e aggiustamenti fatti al film della Bbc rispetto alla versione che circolava in internet e che milioni di persone avevano visto prima della trasmissione, che a sua volta ha registrato comunque 5 milioni di telespettatori (un record per Annozero e per i programmi giornalistici di RaiDue).

Il film della Bbc è stato presentato in due parti di cui quella più consistente dopo una buona parte di dibattito sul tema del segreto o meno invocato dai documenti vaticani e soprattutto dopo aver introdotto le prime due testimonianze fiorentine. «Questa – ha detto Santoro – è una storia di persone che non si sono mosse nella logica del silenzio, ma che fanno una battaglia all’interno della Chiesa di Firenze».

«Nella parrocchia della Regina della Pace – ha raccontato Alessandro (“nome di comodo”) – si viveva un clima particolare, di grandissima austerità, di grandissimo rigore, un modello di Chiesa perfetta che si contrapponeva alla Chiesa corrotta. Noi eravamo gli eletti, i prescelti per la nuova Chiesa. Eravamo come una setta. Ma quello che c’era dietro lo abbiamo scoperto molto dopo. Gli abusi sono emersi più tardi». Il tutto, stando alla seconda testimonianza, sarebbe venuto fuori nel 2004: «Una mia amica – ha spiegato Rita – mi confidò questo segreto. Poi altre due ragazze. Alla fine non sono state meno di venti le storie di abuso che abbiamo messo insieme».

Da qui i primi colloqui con il vescovo ausiliare di Firenze, Claudio Maniago (anche lui proveniente dalla stessa parrocchia), le richieste di spostamento di don Cantini e la risposta negativa – a detta dei testimoni – con l’invito di soprassedere a fatti avvenuti così lontano nel tempo.

A questo punto è partito il film a cui è seguita un’altra parte di dibattito con interventi in studio e le repliche, questa volta, anche di don Fortunato Di Noto.

Dopo di che è arrivato il vero cazzotto nello stomaco della trasmissione: la testimonianza, a volto scoperto, di Mariangela, oggi quarantacinquenne. Il racconto degli abusi subiti, dai 10 ai 25 anni, da parte di don Lelio Cantini è stato fatto senza titubanze e con espressioni verbali di una forza drammatica impressionante.

È a questo punto che monsignor Fisichella si è appellato a «un ricordo di qualche tempo fa» secondo cui («ho letto qualche cosa su Avvenire») il cardinale Ennio Antonelli «ha fatto una dichiarazione pubblica».

Alla richiesta da parte di Alessandro di un processo giudiziario, Fisichella ha ricordato che «c’è stato un processo amministrativo, ma quello che voi chiedete dovete ottenerlo dal vostro cardinale e qualora non lo ottenete dal vostro cardinale, voi dovete rivolgervi alla Congregazione per la dottrina della fede».

Qui è mancata la precisazione che è stata la stessa Congregazione ad autorizzare «il processo penale amministrativo a norma del canone 1720» e che «don Lelio – come spiegato pubblicamente da Antonelli il 15 aprile scorso – è stato riconosciuto responsabile di delittuosi abusi sessuali su alcune ragazze negli anni 1973-1987, di falso misticismo, di controllo e dominio delle coscienze», «misfatti oggettivamente gravi che – riconobbe il cardinale – meritano riprovazione e condanna e che fanno soffrire prima di tutto le vittime, ma con loro anche la Chiesa e il vescovo».

A don Cantini è stata inflitta anche una condanna: divieto di confessione per cinque anni, divieto di celebrare la Messa in pubblico, di celebrare altri sacramenti e di assumere degli incarichi ecclesistici, oltre a versare un offerta annuale in denaro a una istituzione caratitativa e recitare ogni giorno per un anno il Salmo 51.

A qualcuno è sembrata una pena lieve, ma va commisurata all’età del sacerdote (84 anni) e alla distanza temporale dai «misfatti». Per certi versi è comunque come un ergastolo. Inoltre andava precisato che, per una norma basilare del diritto, non si può processare due volte una persona per lo stesso reato.

«Sex crimes and Vatican»,piccoli aggiustamenti in corso di trasmissione l film della Bbc Sex crimes and the Vatican, come si accenna nell’articolo sopra, è stato mandato in onda in due parti all’interno della trasmissione di Michele Santoro, Annozero, in onda su RaiDue giovedì 31 maggio.

Al conduttore va dato atto di essere stato molto meno fazioso del solito e di aver più volte ripetuto che i casi di cui si parlava erano casi singoli che per nessun motivo dovevano portare a generalizzazioni contro la Chiesa, cosa che invece, a nostro giudizio, fa il film della Bbc prendendo soprattutto di mira Jospeh Ratzinger. E in parte Santoro questo lo ha capito e, a modo suo, lo ha smorzato.

Le sequenze iniziali (la prima parte della testimonianza di O’Grady, l’annuncio dei misfatti di padre Fortune, il tentativo di intervista al vescovo di Ferns e il ritorno di Colm O’Gorman nella sua diocesi di origine dove subì le violenze di padre Fortune) sono state trasmesse in apertura di trasmissione, sia pure dopo una lungagnata di Marco Travaglio (lettera a Indro Montanelli) e qualche battutaccia di Vauro.

Dalle sequenze iniziali è stato tagliato il primo riferimento a Joseph Ratzinger e la prima delle tre volte in cui venivano proposte le immgini dell’elezione a Papa.

La parte più consistente del film (quella che nell’originale andava dai titoli di testa alla conclusione con la terza parte della testimonianza di O’Grady) è stata trasmessa più avanti nel corso del programma.

Nel corso del dibattito in studio abbiamo anche appreso che Colm O’Gorman è oggi un giornalista della Bbc. E questo contraddice ancora di più il fatto che inizialmente nel film si presenti solo come vittima e testimone.Da segnalare anche l’assurdità di una traduzione recitata con un traduttore dall’inglese che urlava più di quanto non urlasse O’Gorman.

Dal film, oltre ai titoli di testa, è stato tagliato un passeggio equivoco in cui sembrava attribuito a Ratzinger il dodumento del 1962. Mentre è stata aggiunta (rispetto alla versione in internet) la sequenza finale con un volo di gabbiano sulla scogliera spazzata dalle onde. Fisichella ha sostenuto che si tratta di un film e non di un video di stampo giornalistico in quanto manca del contraddittorio, ha difeso la precisione giuridica dei documenti vaticani e sostenuto con forza che la Chiesa non si vergogna, che preti come lui e come tanti altri in Italia e tanti fedeli vanno a testa alta, fieri di appartenere alla comunità dei credenti. «Chi invece si deve vergognare – a giudizio del rettore della Lateranense – sono quei preti che non dovevano nemmeno diventare preti».

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