Italia
Cattolici e politica, oltre il bipolarismo coatto
«La partita si gioca ora, in questi giorni». Savino Pezzotta, portavoce del «Family Day» e animatore di «Officina 2007», ci spera. «Se la riforma elettorale ci sarà, allora potremo pensare ad una forza politica di riformismo intermedio». Anche perché destra, centro e sinistra non hanno più molto senso. «C’è lo spazio per un partito di ispirazione cristiana», gli fa eco monsignor Gastone Simoni, più interessato però a rimarcare che «dalla fede non deriva una sola opzione politica, ma neanche questa diaspora». E che comunque l’importante è che «i cristiani cerchino sempre di illuminarsi vicendevolmente avendo a cuore il bene comune» e con un loro stile, quello della «carità reciproca, pur in presenza di opzioni diverse». A chi sogna di far rivivere la Dc il vescovo risponde che «tra i cattolici ci deve essere unità nei valori», pur in presenza di «una pluralità negli strumenti che tenga conto delle diverse sensibilità». Oggi non ha senso sognare «un partito puro del 4% che non abbia dibattito interno».
Questo, aggiunge Pezzotta, non è il momento della «nostalgia, la Dc non esiste più. I cattolici possono scegliere dove impegnarsi, ma ci sono questioni dove non è possibile dividersi. E non è che da una parte o dall’altra si è più cattolici. C’è stata in Italia una cultura del popolarismo e del personalismo cristiano che non può disperdersi». Così, se la riforma elettorale purtroppo non arrivasse, «occorre comunque una presenza organizzata che mantenga una identità politica dei cattolici».
Due ore di dialogo tra l’ex-sindacalista della Cisl e il vescovo di Prato venerdì 30 novembre, nel Teatro «Don Bosco» di Borgo San Lorenzo, dove per iniziativa della parrocchia e dell’Associazione «Il Filo», erano stati chiamati a parlare di «Cattolici e bene comune. Alla ricerca di nuove forme di impegno». Stimolati dal giornalista Paolo Guidotti, sono partiti dalla nozione di «bene comune», per poi scendere nel concreto della situazione politica, nelle difficoltà che oggi incontrano i cattolici.
Per Pezzotta il bene comune è un qualcosa che si è perso: «il mio matrimonio, la relazione con gli altri, il mio lavoro. Se voglio far parlare di bene comune devo far passare questa idea di vita buona. Non è la somma dei desideri, è ciò che consente di realizzare la vita buona per tutti». «Parole sapienti», le definisce mons. Simoni, che sottolinea la visione del personalismo cristiano, contrapposto a comunismo e a individualismo. Una visione che «i cristiani sono chiamati a riscattare, non rassegnandosi mai». Oggi, spiega Pezzotta, «sotto i colpi di una cultura radical libertaria che concepisce il popolo come una moltitudine di individui», accanto alla «questione sociale, che rimane», si impone una «questione antropologica». «Così come cent’anni fa i cattolici entrarono in politica sulla scia della Rerum Novarum per la questione sociale, oggi è tempo che raccolgano la sfida della questione antropologica: cosa è l’uomo». Perché «mai nei secoli precedenti l’intervento sulla vita era diventato così invasivo».
«Per questo prosegue l’ex sindacalista dobbiamo cambiare la legge elettorale, per consentire alle forze vere del paese di uscire dal bipolarismo coatto. Abbiamo bisogno di alternanze più flessibili, di ripristinare il proporzionale con lo sbarramento e reintrodurre la preferenza, perché il candidato lo voglio scegliere sul territorio e non deve invece essere catapultato dalle segreterie politiche.Via invece il premio di maggioranza. Poi va aggiustato qualcosa anche nel meccanismo istituzionale e ridata centralità del Parlamento. È questa la battaglia da fare in questi giorni per evitare il rischio di un inciucio. Perché gli stessi che mi dicono che in economia il monopolio corrompe osserva con ironia poi lavorano al duopolio politico per evitare che nell’agone politico ci sia concorrenza».
È il tempo di «avanguardie cristiane»
Di Andrea Zanotto
«E’ arrivato il momento di dire le cose con molta chiarezza: bisogna decidere come stare, dove stare, e non piangerci più sulle spalle», ha detto Savino Pezzotta nella giornata conclusiva della «3 giorni Toniolo» organizzata dalla Fondazione Toniolo di Pisa. «Il ‘900 è finito, la Dc è storia passata, non tornerà più ha continuato Pezzotta , assistiamo a un cambiamento del mondo, persino di noi stessi e del nostro modo di vivere e vedere le cose. In questo contesto i cattolici possono rimanere spettatori o decidere di stare dentro al cambiamento, entrare nei luoghi dove si determinano i processi». Qual è la soluzione? «È il tempo di avanguardie cristiane ha detto Pezzotta composte da persone che non desiderino il posto, da deputato o da consigliere comunale. Persone che sappiano rischiare. Quanti cambiamenti ha prodotto una piccola pattuglia di radicali? Più di grandi formazioni complesse. Le avanguardie potrebbero promuovere liste civiche e leggi di iniziativa popolare. Questo è l’unico modo che rende possibile una presenza cattolica all’interno dell’attuale bipolarismo, tendenzialmente bipartitico».
«Scelte del genere ha concluso De Siervo dovrebbero essere fatte alla luce del sole, con la massima partecipazione dei diversi soggetti interessati e degli organi rappresentativi, in primo luogo i parlamenti nazionali. Invece sembra che il sistema si stia costruendo in un modo confuso: alla fine sono i giudici comunitari, e non i parlamenti, a stabilire le leggi».