Italia

Immigrati, un «click» per cambiare la vita

di Ennio Cicali

Archiviato tra le polemiche il click day 2007 per l’assunzione via Internet di lavoratori extra comunitari. Nei tre giorni previsti sono state presentate oltre 650 mila richieste, a fronte dei 170 mila posti messi a disposizione dal Decreto flussi 2007.

Niente più code alle poste com’è avvenuto in passato, ma l’attesa c’è stata comunque. Non più davanti allo sportello, ma di fronte al computer, per un click che cambia la vita. La prima domanda on line è arrivata al «cervellone» del Viminale alle 8, 1 secondo e 134 millesimi di sabato 15 dicembre, è stata la prima delle 352.995 arrivate quel giorno. I più rapidi hanno conquistato uno degli 11 mila 305 posti riservati a chi vuole lavorare regolarmente in Toscana. Da notare che nel 2006 alla sola provincia di Firenze erano riservati 9 mila posti, le domande arrivate furono 9.432.

Il 18 dicembre è stata la volta del lavoro domestico: dalla Toscana sono arrivate 8.419 richieste per 4.600 posti, gli altri continueranno a lavorare in nero. Perché chi ha partecipato lavora già in Italia, anche se la legge ipotizza di riservare un posto di lavoro a chi è all’estero e aspira a entrare in Italia. La realtà è ben diversa: le quote sono utilizzate dai datori di lavoro che intendono regolarizzare cittadini extra comunitari già presenti in Italia come lavoratori clandestini.

Il 21 dicembre, infine, era riservato alla conversione dei permessi di soggiorno, indipendentemente dalla nazionalità, di chi è in Italia per motivi di studio o lavoro stagionale e desidera stabilizzarsi come lavoratore autonomo o dipendente. Alla Toscana erano riservati 900 posti.

«Le oltre 650.000 domande presentate via Internet esprimono una grande voglia di legalità e di emersione del lavoro nero – osserva Simone Consani, presidente dell’Anolf (Associazione nazionale oltre le frontiere) Toscana, che cura con Marco Noci anche la rubrica settimanale su Toscanaoggi –. Non è certo un mistero che gran parte delle domande effettuate riguarda stranieri già presenti in Italia: questa volta non li abbiamo visti in fila di fronte alle Poste, ma sono qui e stanno già lavorando, e coi loro datori di lavoro hanno chiesto in gran massa di poter regolarizzare la propria posizione, di poter trasformarsi da “fantasmi” a persone che vivono nella nostra società con parità di diritti e di doveri».

La procedura via computer, per quanto semplificata, non era alla portata di tutti. Per molti è stata preziosa l’opera dei patronati che si sono adoperati per rispondere al bisogno di molti di regolarizzare la propria posizione.

«È evidente a tutti che i 170.000 posti previsti dalle quote del Decreto flussi 2007 sono insufficienti a cogliere questo bisogno – spiega il presidente dell’Anolf, l’associazione della Cisl che si occupa dei problemi dell’immigrazione –. Com’è evidente che il sistema di trasmissione delle domande via Internet, valido perchè evita situazioni di file incompatibili con un paese civile e con la dignità umana, si è però trasformato in una sorta di “lotteria nazionale” dell’immigrazione, dove i biglietti vincenti (i cosiddetti “nulla osta”) sono estratti dai computer del ministero dell’Interno in base alla casualità dell’accodamento informatico delle richieste. Occorre certamente una svolta legislativa, che trasformi questa lotteria in un’efficace sistema di incontro domanda/offerta di lavoro, soprattutto perchè il lavoro è il primo e il principale fattore di integrazione degli immigrati. Bene fa quindi il governo a sollecitare il Parlamento ad approvare la nuova legge sull’immigrazione».

Non sono mancate le proteste da parte di patronati e associazioni, incaricati di raccogliere le domande, che hanno lamentato il malfunzionamento del servizio. Alle critiche ha replicato il prefetto Morcone che ha diretto l’operazione: «Abbiamo lavorato con onestà e impegno per mettere ogni singolo cittadino nelle stesse condizioni». Non ci sono stati dunque privilegiati. Rimane il problema di quanti sono rimasti esclusi. E c’è già chi chiede un nuovo decreto a gennaio, visto il numero di domande rimaste inevase.

«Non è possibile, nell’attesa, rimanere fermi, consentendo quindi che in Italia permangano in situazione di illegalità immigrati, imprenditori e famiglie – conclude Consani –. Occorre che il governo attui l’attuale legge che già consente di “allargare” le quote fino alla copertura di tutte le domande presentate. Con beneficio anche economico per la collettività: basti pensare cosa costa allo Stato, in termini di mancate entrate fiscali e previdenziali, mantenere una così vasta sacca di lavoro al nero».

Toscana immigrazione