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La storia è piena di spie e dei danni che hanno causato

Non c’è paragone fra i mezzi di intercettazione messi a disposizione dello spionaggio dall’età delle fibre ottiche e il vecchio violare lettere riservatissime e origliare su messaggi segreti. Tuttavia l’attuale mania americana di sapere tutto su tutti con la motivazione di difendersi dal terrorismo ricorda l’ossessione di controllare tutti per difendersi dal comunismo al tempo del maccartismo negli Anni Cinquanta del secolo scorso.

Anche se si trattava a quei tempi di spiare solo l’America e non il mondo intero e il «grande fratello» non era ancora la Nsa, allora Edgar Hoover, il capo dell’Fbi, giunse a reclutare ben trentamila agenti dentro i confini degli Stati Uniti, a pedinare divi del cinema come Charlie Chaplin, Robert Taylor, Gary Cooper e Marilin Monroe e scrittori come Robert Sherwood e Ernst Hemingway arrivando fino a schedare anche i libri che le persone leggevano nelle biblioteche per indovinarne le idee politiche. Ed anche già settanta anni fa cercare di sapere che cosa ci fosse nella testa dei Grandi della Terra mettendo sotto controllo i loro telefoni era il top dello spionaggio. Alla conferenza di Yalta del febbraio 1945, dove si decise in pratica la sorte dell’Europa per i successivi cinquanta anni, il figlio di Larent Beria, il potentissimo capo dei servizi russi, registrava ogni giorno le telefonate che si facevano fra loro Roosevelt e Churchill e le trasmetteva a Stalin.

Rimane il fatto che in passato i mezzi per avere informazioni erano estremamente più rozzi di quelli di oggi. Talvolta furono più arcaici del nastro magnetico e della radio trasmittente usati nella seconda guerra mondiale e più ancora dell’inchiostro simpatico che Mata Hari usava durante la prima guerra mondiale, ma furono sempre ingegnosi anche quando non furono per nulla scientifici. Nel 1941, durante l’attacco dell’Italia alla Grecia, i pastori albanesi trasmettevano informazioni ai servizi segreti greci con il numero delle loro pecore, la loro direzione di marcia, la disposizione dei capri bianchi e neri con un codice concordato e in fondo preciso. Nel 1942 il maresciallo del controspionaggio italiano Calogero Capizzi riusci a usare anche i pastori berberi perché gli dessero dall’alto dei loro cammelli informazioni sui movimenti degli inglesi in Nordafrica fornendo loro  un radiotelegrafo con soli dieci tasti di cui ognuno però significava una informazione precisa.

Naturalmente nello spionaggio l’informazione più preziosa e che spesso taglia la testa al toro è il documento. I francesi ottennero la prova principe per condannare a morte Mata Hari quando entrarono in possesso della trascrizione di un messaggio tedesco che indicava la danzatrice olandese come l’agente H 21. L’ammiraglio Wilhelm Canaris, il capo dei sevizi segreti tedeschi che per dieci anni era riuscito a nascondere il suo doppiogioco fra Hitler e gli inglesi, fu condannato a morte quando nell’aprile 1945 fu scoperto nella sua casa il certificato rilasciato nel 1918 dall’ospedale di Pasewalk in cui si chiedeva una cura psichiatrica per Hitler e di cui il più insospettabile cospiratore tedesco si voleva servire per dichiarare pazzo il dittatore tedesco una volta eliminato.

Le spie non di rado con le loro informazioni hanno causato danni terribili. Nel 1941 lo spionaggio tedesco riuscì a decifrare il codice segreto usato dalle navi inglesi e permise così alla marina tedesca di affondare 146 navi e sei sommergibili britannici vincendo quella che fu chiamata la battaglie dell’Atlantico. Nello stesso anno una spia inglese, Elisabeth Brousse, riuscì a sedurre l’ammiraglio italiano Alberto Mais e a farsi consegnare quel cifrario usato dalle nostre navi con la conoscenza del quale gli inglesi inflissero nel marzo 1941 alla nostra marina la terribile sconfitta di Capo Matapan, affondando tre incrociatori e due cacciatorpediniere e facendo annegare 2.330 marinai italiani. Nel settembre 1944 Christiaan Lindemans, un agente di origine olandese che faceva il doppio gioco, informò i tedeschi del prossimo lancio sulla città di Arnheim di diecimila paracadutisti inglesi che così trovarono i tedeschi ad aspettarli in un tremendo tiro al piccione che uccise tre quarti di coloro che erano stati lanciati dagli aerei britannici.

Fra i suoi compiti principali lo spionaggio ha non solo quello di scoprire notizie vere, ma anche quello, forse più importante, di inventare notizie false in modo che sembrino del tutto vere. Nel 1937 Bahrens, un generale delle SS, fabbricò delle prove completamente false contro Tukacewski, il migliore dei generali russi e le fece pervenire a Stalin che fece fucilare Tukacewski insieme a molti altri suoi collaboratori, indebolendo così l’Armata Rossa prima che fosse attaccata da Hitler. Nel 1938 l’ammiraglio Canaris, capo dello spionaggio tedesco, mise in giro notizie false su movimenti di truppe tedesche al confine austriaco e sulla sospensione dei congedi ai militari tedeschi in modo da convincere l’Austria a decidere l’annessione alla Germania con la paura di una aggressione.

L’anno dopo Canaris fornì centocinquanta divise polacche ad altrettanti soldati tedeschi che, attaccando il 1° settembre la stazione radio tedesca di Gleiwitz. dovevano fornire il pretesto per iniziare la seconda guerra mondiale. Il 31 aprile 1941, Cesare Amè, il capo del Sim, il servizio segreto italiano, mentre gli italiani attaccavano la Jugoslavia riuscì a trasmettere con il cifrario jugoslavo due messaggi firmati dal generale jugoslavo Susan Simonovic che ordinavano alle truppe jugoslave di ritirarsi. I due messaggi furono presi per veri e le truppe jugoslave indietreggiano per due giorni con una mossa decisiva per il successo della campagna italiana. Nel 1959 la spia John Agayant, dei servizi segreti russi, organizzò attentati contro gli ebrei in Germania Ovest in modo da dare fiato ai timori di quella rinascita del nazismo in Germania che ebbero un certo seguito anche nei giornali occidentali negli ultimi anni dell’era di Adenauer.

Tuttavia è accaduto spesso che mentre le notizie false delle spie sono state prese per vere, quelle vere sono state prese invece per false. Questo destino hanno avuto proprio le notizie che davano l’allarme sui due avvenimenti più importanti della seconda guerra mondiale: l’attacco giapponese a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941 e l’attacco tedesco alla Russia del 28 giugno 1942. L’ufficiale del controspionaggio inglese George Bicknell aveva fatto pervenire ai servizi americani la registrazione di telefonate significative in cui da Tokio si chiedevano ad un giapponese residente a Pearl Harbor notizie sugli aerei, sui marinai, sui riflettori presenti sul posto.

Rufus Bratton, un colonnello dei servizi americani, aveva previsto addirittura l’ora dell’attacco. Nessuno dei due fu preso sul serio e i giapponesi poterono attaccare completamente di sorpresa Pearl Harbor. Stalin era stato informato dell’imminente inizio dell’attacco tedesco da Churchill che aveva ricevuto la notizia dagli americani, dalla sua spia Victor Sorge che gli aveva inviato documenti decisivi dal Giappone e da Esther Bosendarfer, un’altra spia, che gli aveva trasmesso addirittura il numero delle divisioni (110) con cui Hitler avrebbe aggredito l’Urss. Stalin preferì ancora avere fiducia in Hitler e farsi ingannare dal dittatore nazista che, per sviare i sospetti russi, poco prima di iniziare l’attacco aveva fatto ordinare ad una ditta tedesca diecimila bandierine rosse con la stella sovietica in previsione della sua promessa visita in Unione Sovietica. Così l’esercito russo andò incontro ad una vera e propria disfatta nei primi cinque mesi dell’invasione tedesca.

Ma forse l’operazione in cui lo spionaggio riesce meglio è proprio quella della disinformazione e del depistaggio. Ainsworth Davis, una spia inglese che finse di fare il doppio gioco, rivelò nel 1942 all’ammiraglio Canaris che il prossimo sbarco angloamericano sarebbe avvenuto in Finlandia e successivamente che il grande sbarco degli alleati in Europa sarebbe avvenuto a Pas de Calais sul canale della Manica. Informazioni simili dette anche Bronx, nome in codice di una spia inglese femminile, che da Lisbona inviava informazioni ai tedeschi usando nelle sue lettere per codice le cifre che in teoria avrebbe pagato al suo dentista. Per di più, quando gli inglesi si accorsero che la loro spia Gabor Adler che avevano inviato in Sardegna era stata scoperta, gli inviarono messaggi in cui comunicavano che il loro prossimo sbarco sarebbe avvenuto proprio in quell’isola. Così quando gli angloamericani sbarcarono prima in Nordafrica (8 novembre 1942), poi in Sicilia (10 luglio 1943) e infine in Normandia (6 giugno 1944) poterono cogliere i tedeschi di sorpresa. Per depistare lo sbarco in Sicilia nei primi mesi del 1943 i servizi segreti alleati avevano assunto addirittura molti interpreti greci, avevano fatto finta di organizzare un’armata in Egitto e avevano intensificato il traffico radio nel Mediterraneo orientale per suggerire al nemico che lo sbarco sarebbe avvenuto nei Balcani e non nel nostro paese.

Se i tedeschi e gli italiani non sapevano nulla dello sbarco in Sicilia in compenso i servizi segreti americani, usando mafiosi italo-americani con Lucki Luciano, Joe Adonis e Paul Alfieri, sapevano tutto della Sicilia: avevano in mano le mappe aggiornate dell’isola, il quadro dei campi minati e l’elenco dei mafiosi e dei loro parenti e amici chiamati a fare da guida e a collaborare con i nuovi arrivati. In fatto di depistaggio lo stesso Winston Churchill volle dare una piccola lezione personale. Nel dicembre 1942, in attesa della conferenza di Casablanca, si volle prendere lo sfizio di passeggiare tranquillamente sulla spiaggia della città marocchina sull’Atlantico seminandosi dietro mozziconi di sigari Cavour, anziché dei famosi sigari Avana che fumava regolarmente, per far credere che si trattava di una controfigura e non del più importante nemico di Hitler.

Le più importanti operazioni di spionaggio del secolo scorso si svolsero comunque intorno alla lotta per la costruzione e il controllo della bomba atomica. Gli americani e gli inglesi che già dal 1942 avevano cominciato a costruire la bomba nei laboratori di Los Alamos avevano deciso di non dire nulla a Stalin che fu sommariamente informato sull’argomento da Truman solo tre anni dopo alla vigilia di Hiroshima. Ma già dal 1942 Stalin sapeva dalle sue spie che gli americani stavano costruendo la bomba e cercava di costruirla segretamente anche lui.

Nell’ottobre 1944 Theodore Hall, un fisico diciannovenne di simpatie comuniste che lavorava al progetto Manhattan, fornì ai russi notizie sul problema più importante che i fisici di Los Alamos avevano dovuto risolvere: quello di far esplodere il plutonio per implosione anziché per fissione. Poco tempo dopo Klaus Fuchs, un fisico inglese da sempre segretamente comunista che lavorava da due anni al progetto Manhattan, fornì ai russi notizie molto più ampie  e precise sulla costruzione dell’atomica americana. Notizie che se non furono decisive per la costruzione dell’atomica russa certamente l’anticiparono di diversi anni. Fuchs fu scoperto nel 1950 e condannato a 15 anni di carcere. Durante il processo Fuchs emersero i nomi di altre spie come i coniugi Julius e Ethel Rosemberg che ebbero la sventura di essere processati nel clima da caccia alle streghe del periodo maccartista e che furono condannati alla sedia elettrica nonostante che in loro favore si fosse mosso perfino il Papa e nonostante che le informazioni fornite da Julius fossero quasi irrilevanti mentre la moglie era quasi sicuramente innocente.

Nell’era atomica diventa determinante saper anche non solo quante armi ha il nemico, ma dove le dispone o le nasconde. Il 1° maggio 1960 il pilota americano Gary Powers fu abbattuto con il suo aereo-spia U 2 mentre sorvolava l’Unione Sovietica e l’episodio provocò un’aspra polemica di Krusciov contro il presidente Eisenhower. Tuttavia due anni dopo, sul famoso ponte di Glienicke sulla Sprea al confine fra le due Germanie, dove avvenivano gli scambi di spie che uscivano dalle due solite auto nere provenienti da due lati opposti, Powers fu scambiato con una abilissima spia sovietica: quel Rudolf Abel che era stato arrestato negli Usa dieci anni prima dopo aver inviato a Mosca i progetti dei sottomarini nucleari e la mappa delle postazione delle atomiche americane. Powers non si era comportato da eroe tanto è vero che, dopo il suo ritorno in patria, gli fu rimproverato di non avere ingerito la capsula di veleno che tutte le spie della Cia portano con sé dentro un dollaro di argento.

Tuttavia, quando si tratta di segreti atomici, lo spionaggio assume spesso una veste politica e perfino ideale. Già Hall e Fuchs giustificarono il loro spionaggio con il timore che l’America come sola potenza atomica fosse troppo potente e fosse indotta ad usare la sua arma proprio contando sulla impunità dovuta al fatto di essere la unica potenza atomica. Più recentemente la spionaggio atomico è stata addirittura considerato come un gesto a favore della non proliferazione nucleare e della pace. Il famoso fisico pacifista polacco Joasef Rotblat ha proposto il premio Nobel  per lo scienziato israeliano Mordechai Vanunu che è nel suo paese stato condannato a diciotto anni di carcere per avere rivelato al mondo intero le bombe atomiche che Israele possiede.

Tuttavia, se alle sue spalle la spia ha spesso motivazioni politiche, patriottiche o addirittura ideologiche, esiste la spia che sceglie questo mestiere solo per arricchirsi. La più famosa spia appartenente a questa categoria è forse proprio la più abile di tutte: l’jugoslavo Bazna Elyeso, meglio noto come Cicero per l’eleganza oltre che per la precisione con cui scriveva i suoi rapporti. Cicero dal 1943 al 1945 riuscì a farsi assumere come cameriere privato dell’ambasciatore inglese ad Ankara e da lì, mentre l’ambasciatore dormiva o faceva il bagno, fotografava documenti che trasmetteva direttamente all’ammiraglio Canaris a prezzi variabili fra le 15.000 e le 20.000 sterline ciascuno. Così in due anni Cicero racimolò la somma enorme di 450.000 sterline (circa 40 milioni di lire dell’epoca) dopo aver fornito l’elenco di tutti gli agenti inglesi in Turchia, il dettaglio di tutte le forniture militari degli Usa all’Urss e perfino la data esatta dello sbarco in Normandia. Solo che alla fine Cicero dovette scoprire che quelle sterline erano false. Per l’ammiraglio Canaris quei documenti erano troppo importanti e troppo precisi per essere veri e aveva pensato di ripagare il suo informatore con una moneta falsa come le sue notizie. Cicero, ridotto a cercare di vivere insegnando canto e vendendo macchine usate, finirà miseramente i suoi giorni nel 1970 iscritto nelle liste di disoccupazione della Germania Occidentale.