Italia
Dieci bambini di Gaza negli ospedali toscani
di Simone Pitossi
Cinque femmine e cinque maschi. Sono i dieci bambini arrivati in Toscana dall’inferno di Gaza e bisognosi di cure (nella foto Torrini, il momento dell’arrivo). Dopo la prima accoglienza al Meyer di Firenze, sono adesso in cura presso gli staff medici specialistici individuati in base alle gravi patologie neurologiche, metaboliche, cardiologiche di cui soffrono. Cinque sono all’Ospedale Pediatrico Meyer, due al Policlinico Le Scotte di Siena, due all’Ospedale di Pisa e 1 all’Opa di Massa.
La missione di salvataggio è partita lunedì scorso quando il presidente della Regione Toscana Claudio Martini e l’assessore alla cooperazione internazionale, Massimo Toschi, hanno accompagnato il Ministro degli affari Esteri Franco Frattini, nella missione umanitaria italiana a Gaza. Martini e Toschi sono stati chiamati dallo stesso ministro Frattini, in rappresentanza delle Regioni, sia perchè la Toscana riveste il ruolo di coordinatore delle regioni per la sanità, sia perchè proprio la nostra regione è la capofila del progetto «Saving Children» che fin dal 2003 ha permesso di curare oltre 5 mila bambini palestinesi negli ospedali israeliani. Tutto ciò grazie a una «triangolazione» tra medici palestinesi, ospedali israeliani e Regione Toscana, che ha investito 400 mila euro l’anno in questo progetto.
Il rientro a Pisa è avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì a bordo di un C130J dell’Aeronautica militare. A bordo dell’aereo attrezzato appositamente per trasportare dieci barelle e per eventuali emergenze oltre ai tre piloti c’era il personale medico e infermieristico che ha garantito l’assistenza. I dieci piccoli sono usciti dall’aereo avvolti in coperte di panno rosse e bianche in braccio alle mamme, alle nonne o ai volontari, bagnati dalla pioggia, storditi e un po’ impauriti dalla telecamere e dai flash dei fotografi ma con sul volto la speranza e la determinazione. Ad attenderli sulla pista dell’aeroporto militare di Pisa c’erano tre ambulanze e quattro pulmini messi a disposizione dalla Croce Rossa. «Questo piccolo miracolo che abbiamo compiuto come sistema Paese ha auspicato Martini non deve rimanere isolato. I dieci bambini che siamo riusciti a portare in Italia per essere curati devono rappresentare l’inizio di un corridoio umanitario che servirà a portare soccorso ai bambini di Gaza». Maesa Irfaeya, dottoressa palestinese che lavora per la cooperazione italiana a Gaza, giunta a Firenze per accompagnare i 10 piccoli ha sottolineato come «sia complesso far uscire i bambini malati dalla Striscia di Gaza per essere curati in Italia». Per questo, è necessario secondo Maesa che «i medici italiani possano venire nella Striscia per aiutarci sul posto».
E, infatti, il presidente Martini guarda avanti. «L’assessore Massimo Toschi ha continuato ha avuto un incontro con il ministro della sanità dell’Autorità Nazionale Palestinese, Fhaty Abu Moghli, ed hanno convenuto che sarà l’Anp a stilare gli elenchi dei bambini che hanno bisogno di cure. Naturalmente saranno i medici a scegliere il tipo di intervento che dovrà essere compiuto in ciascun caso. Le modalità di intervento saranno tre: la prima prevede il supporto, tramite mezzi e personale sanitario, alle strutture sanitarie palestinesi, la seconda prevede il ricovero dei bambini negli ospedali israeliani, dove saranno curati da equipe miste, grazie alle convenzioni che già abbiamo con il progetto Saving Children, la terza prevede l’invio dei casi più gravi in Italia. Ma l’importante è che si apra un corridoio umanitario permanente e oggi, da questo viaggio torniamo con qualche piccola certezza in più».
Martini in proposito ha ricordato che la necessità di aprire un corridoio umanitario per garantire le cure ai bambini di Gaza è «fortemente sostenuta dal ministro Frattini», ribadendo come l’Italia ha scelto di caratterizzare la propria azione come «un’iniziativa politica e diplomatica», e come questo sia stato possibile grazie «al buon nome che godiamo nei territori per le iniziative che portiamo avanti da anni».