Italia
Sant’Anna di Stazzema, il monito di quei martiri
La storia ha sempre da insegnare, purché la si faccia parlare e ci si ponga in suo ascolto. Vale anche per la storia d’Europa, costellata nei secoli da guerre e tragedie immani giunte sino alle soglie della nostra epoca, così pure da rinnovati tentativi di ricostruzione e di pace, da percorsi di convivenza e di libertà, da impegni per un futuro migliore. È quanto conferma il ricordo dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, piccola località dell’entroterra toscano, in provincia di Lucca, che il 12 agosto 1944 fu teatro di una delle più sanguinose stragi effettuate in Italia dalle milizie di Hitler.
La ferocia della guerra. Il paesino, collocato in un’area montuosa e dunque piuttosto riparato, che aveva dato rifugio a centinaia di persone fuggite dalla Versilia, da altre località della Toscana, dell’Umbria, della Liguria e da ancora più lontano, quella mattina fu circondato dai soldati del Terzo Reich i quali in poche ore trucidarono quasi 600 persone, donne, uomini, bambini, dando poi fuoco ai corpi, alle case, al bestiame. Una violenza malefica si era sprigionata ancora una volta su civili disarmati, come tante e tante altre volte era accaduto nel corso della seconda guerra mondiale. Era la stessa violenza che aveva costruito i forni crematori dei campi di sterminio nazisti, la stessa di tanti altri eccidi, rappresaglie, uccisioni sommarie. Così, 68 anni dopo, ancora una volta Sant’Anna di Stazzema ha pianto i suoi morti, indicando all’Italia intera, al mondo intero, il monito suggerito dal sacrificio di quelle vittime: la guerra è solo odio e violenza e morte. E così si è espresso il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, chiamato quest’anno all’orazione ufficiale.
Dal paradiso all’inferno. Dopo aver sottolineato la bellezza del luogo e l’esemplarità di una comunità che durante il conflitto aveva aperto le sue case a tanti rifugiati, Schulz ha affermato: Sant’Anna di Stazzema era un borgo pacifico. Fino al 12 agosto 1944. Il giorno in cui la guerra mostrò il suo volto più brutale. Il giorno in cui questo paradiso divenne un inferno. Alle prime luci dell’alba i soldati tedeschi delle Ss assalirono questo borgo. Nel giro di tre ore radunarono nelle cantine, nelle cucine, nelle stalle e dinanzi alla chiesa, bambini, donne e anziani. Con le mitragliatrici li falcidiarono inermi. Lanciarono bombe a mano su drappelli di persone e appiccarono il fuoco a case e cataste di cadaveri. Dopo di che sparirono nuovamente. Rimasero 560 morti, un paese incendiato, una chiesa con l’organo distrutto e pochi sopravvissuti: uomini cui erano state strappate le mogli; madri che tenevano in braccio i figli morti; bambini che avevano perso fratelli e sorelle insieme ai loro genitori. Il loro dolore è per noi inimmaginabile.
Risposta coraggiosa. Schulz ha aggiunto: Mi presento oggi a voi come tedesco, profondamente scosso dalla disumanità dell’eccidio qui perpetrato in nome del mio popolo. Voglio commemorare le vittime di questa strage. Non dimenticare mai. Mantenere vivo il ricordo, affinché mai più in Europa ideologie disumane e regimi criminali tornino a mostrare il loro ghigno odioso. Questo è il compito che dobbiamo trasmettere alle generazioni che ci seguiranno. Ma il presidente del Parlamento Ue non ha trascurato l’insegnamento che da Sant’Anna si irradia in tutto il continente. Il fatto che in quanto tedesco io possa oggi presiedere un’Assemblea multinazionale, il fatto che oggi noi, tedeschi e italiani, commemoriamo insieme le vittime di questo eccidio dimostra che il sogno dell’Europa è divenuto realtà. L’Ue è stata fondata da uomini e donne coraggiosi nella seconda metà del XX secolo come risposta alla prima sanguinosa metà di quel secolo, volendo porre la parola fine all’odio e all’intolleranza, alla persecuzione delle minoranze, alla politica del capro espiatorio.
La missione per il futuro. Qui la riflessione si sposta sull’oggi, segnato da una profonda crisi e da altri fenomeni globali, come la disoccupazione e le migrazioni, che tendono a far rinascere antichi pregiudizi, chiusure reciproche, forme più o meno velate di xenofobia. Proprio in questo momento, nel mezzo della crisi, ci accorgiamo ha ammesso Martin Schulz – che in molte parti d’Europa risorgono vecchi stereotipi e si agitano addirittura i fantasmi del nemico. Il seme della discordia, del rancore e degli egoismi nazionali è stato gettato. Questa atmosfera surriscaldata ha creato le condizioni perché ancora una volta in Europa si sobilli l’odio contro le minoranze. Dobbiamo opporci vigorosamente a questi giudizi sommari. Noi tutti dobbiamo scendere in campo contro il ritorno di modi di pensare che hanno sempre portato ai popoli europei nient’altro che disgrazie e minacciano ora di mandare in rovina anche l’Unione europea. Dunque per il presidente dell’Euroassemblea la libertà, l’umanità devono essere riconquistate ogni giorno. Questa è la missione che insegnano i martiri di Sant’Anna di Stazzema