Italia

CARITÀ E SALUTE: CENSITE 14.246 «OPERE PER IL BENE COMUNE», UNA «RETE» DI SERVIZI

Sono 14.246 i servizi socio-assistenziali e sanitari ecclesiali in Italia, censiti dal volume «Opere per il bene comune», che è stato presentato oggi a Roma, presso la sede di Radio Vaticana. Un «segno di vicinanza della Chiesa al nostro popolo», li ha definiti mons. Giuseppe Merisi, presidente della Commissione episcopale carità e salute e della Consulta ecclesiale nazionale degli organismi socio-assistenziali, il cui pensiero è andato in primo luogo «alle popolazioni che continuano a fare i conti con il terremoto in diverse Regioni del Nord Italia». La Caritas, ha sottolineato, «si è attivata da subito nelle diocesi colpite», e la colletta di domenica 10 giugno è stata «un’espressione di vicinanza corale e concreta di tutte le nostre Chiese» a chi in questo momento ha più bisogno. Com’è tradizione, inoltre, ha proseguito mons. Merisi, «la Chiesa è vicina a tutte le altre sofferenze sociali che, in conseguenza della crisi, colpiscono ampie fasce della popolazione nel nostro e in altri Paesi». Quella che viene fuori dal censimento di oggi, per mons. Merisi è «una rete capillare di servizi, non in termini di supplenza, ma in termini di solidarietà e sussidiarietà, che deve essere di stimolo per tutte le istituzioni centrali e territoriali».

Oltre a essere «un’indagine approfondita» sui servizi, la Rilevazione – promossa dalla Consulta nazionale degli organismi socio-assistenziali, da Caritas italiana e dall’Ufficio Cei per la pastorale della sanità – ha realizzato «un’anagrafe permanente» delle strutture e dei servizi ecclesiali, a livello nazionale e regionale, grazie a un «database» aggiornato dagli stessi operatori presenti nelle diocesi. Don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana, soffermandosi sull’«originalità del modello italiano» di «sussidiarietà» nei confronti dello Stato, grazie al quale la Chiesa «è chiamata a cercare forme più rispondenti ai nuovi bisogni». Il rischio, però, è quello di un «uso strumentale dei corpi intermedi in termini di supplenza»: di qui la necessità di «chiarire bene» il loro ruolo, nell’ottica di «un sistema sociale partecipato, equo e sostenibile». Per mons. Andrea Manto, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della sanità, gli oltre 420.000 operatori del settore socio-assistenziale e sanitario ecclesiale, «di cui un terzo lavoratori dipendenti», sono «un fattore di unità nazionale, in un tempo di disgregazione in cui le spinte centrifughe sono molto forti». «La carità – ha aggiunto mons. Domenico Pompili, sottosegretario Cei, concludendo l’incontro – è il propellente necessario per affrontare ciò che ci sta davanti ed inventare un nuovo paradigma». (Sir)