Oggi sono circa un 1 milione (993.238) i minori con cittadinanza straniera in Italia (il 9,7% dei minori italiani e stranieri), con un incremento, dal 2000 ad oggi, del 332%. Da qui al 2029 i minori saranno 10 milioni, di cui 2 milioni (uno su 5) di origine straniera. Per riconoscere il diritto alla cittadinanza per chi nasce in Italia e il voto alle amministrative, la Campagna «L’Italia sono anch’io» ha raccolto in questi mesi oltre duecentomila firme. Le due proposte di legge di iniziativa popolare sono state calendarizzate per la discussione alla Camera dei deputati nel mese di giugno. Se ne è parlato oggi a Roma durante la Conferenza nazionale per la cittadinanza organizzata a Montecitorio. Il Comitato della campagna è composto da 19 organizzazioni della società civile, tra cui Acli, Arci, Caritas italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca, Fondazione Migrantes, Fcei, Tavola della Pace. Una bambina di 12 anni, Lamiaa Zilaf, di origine marocchina, ha emozionato la platea con la sua storia di figlia di immigrati: «E’ come se il Marocco fosse mio papà e l’Italia mia mamma e nessuno potrebbe mai togliermi dal cuore uno dei due». Il suo messaggio racchiude il senso della campagna: «Concedete la cittadinanza italiana a tutti i nativi, risparmiateci tutti i problemi inutili che non finiscono mai, e smettetela di farci vivere situazioni che ci fanno sentire quello che non siamo». Per il presidente della Camera Gianfranco Fini la questione della cittadinanza «è una sfida culturale non più eludibile, dettata da una oggettiva necessità: è veramente antistorico sostenere che si è italiani solo sulla base del cognome e del colore della pelle». Fini ha auspicato che «entro questa legislatura o la prossima si riesca a modificare la vecchia legge sulla cittadinanza: non è una questione di destra o sinistra ma di rispetto della dignità delle persone, che non possono essere oggetto di campagne elettorali». Il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, presidente dellAnci e portavoce della Campagna, ha chiesto al Parlamento «di aprire gli occhi». La questione della cittadinanza «deve cambiare – ha esortato Delrio – altrimenti questi giovani non sentiranno il sentimento di appartenenza a questo Paese. Credo che la società italiana, in questo senso, sia più matura della politica». Paolo Beni, presidente dell’Arci ha ricordato che il tema immigrazione «va affrontato al di fuori di ogni approccio ideologico o partitico, perché la nostra società sta cambiando e abbiamo bisogno di strumenti legislativi per sostenere lo sforzo di costruire un nuovo patto di convivenza». Anche il ministro dell’integrazione e cooperazione Andrea Riccardi ha sottolineato l’importanza di riconoscere «dal punto di vista legale ciò che è già avvenuto nel Paese reale, perché l’integrazione è già in atto nelle scuole». «Facilitare l’ottenimento della cittadinanza – ha sottolineato Riccardi – è un atto doveroso e un grande investimento per il futuro della nostra società». La leader della Cgil Susanna Camusso ha invitato i parlamentari ad affrontare il tema «con senso di responsabilità, altrimenti si rischia di nuovo una politica arretrata rispetto a quanto sta avvenendo in Italia». Secondo Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli, la «proposta è coraggiosa ma anche assolutamente ragionevole». «Andare contro il buon senso e la ragionevolezza – ha avvertito – sarebbe molto pericoloso, perché allontanerebbe le istituzioni dai cittadini». In più, ha fatto notare Olivero, «questa è l’unica riforma che crea ampi benefici di coesione sociale senza nessun aggravio di spesa. Se si dice no è solo per scelta ideologica». Un fuori programma ha poi alleggerito il clima del confronto: sul palco è salito un bambino di tre o quattro anni, figlio di cittadini del Corno d’Africa, vestito in abiti tipici. Senza timori si è fatto prendere in braccio dal moderatore e ha cercato di accendere il microfono per parlare, incoraggiato dai relatori. La passeggiata del bimbo si è conclusa con un applauso della platea. (Sir)