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INGHILTERRA: VESCOVI, LETTERA PASTORALE SUL MATRIMONIO IN RISPOSTA A CAMERON

Una lettera pastorale sul matrimonio, diffusa dalla Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles, sarà letta, sabato e domenica prossimi, in tutte le parrocchie inglesi. Si tratta della risposta del presidente dei vescovi inglesi, mons. Vincent Nichols, e del vicepresidente mons. Peter Smith al premier britannico, David Cameron, che ha manifestato l’intenzione di voler legalizzare i matrimoni tra omosessuali. Nella prima parte della lettera i vescovi illustrano le ragioni per le quali il matrimonio è radicato nella natura umana, molto prima di essere promosso come istituzione da Chiesa e Stato. “Uomo e donna sono stati creati secondo un modello di complementarietà e fertilità affermato da molte altre religioni e che né la Chiesa né lo Stato hanno il potere di cambiare”, scrivono i presuli. Per questo il matrimonio “non è semplicemente una questione di opinione pubblica”, ma “un’espressione della nostra fondamentale umanità”. Nella lettera i vescovi spiegano perché questa istituzione, intesa come unione tra un uomo e una donna, deve essere difesa: “L’esperienza dimostra che essa promuove il benessere degli sposi e della famiglia. La società, resa più stabile dal matrimonio, affida ai genitori il compito di crescere le nuove generazioni. Come sacramento, poi, questo è un luogo dove fluisce la grazia divina”. Nella seconda parte della lettera, dopo aver ribadito che coloro che hanno sofferto “il dolore della separazione saranno sempre benvenuti nelle nostre comunità parrocchiali”, i vescovi spiegano i motivi della contrarietà al progetto di Cameron. “Le ragioni fornite dal nostro governo per cambiare la definizione del matrimonio sono quelle dell’uguaglianza e della volontà di non discriminare. Ma la nostra legislazione attuale non fa discriminazioni ingiuste quando richiede un uomo e una donna per il matrimonio. Semplicemente riconosce e protegge la natura unica del matrimonio”. “Cambiare la definizione legale del matrimonio – si legge – sarebbe un passo profondamente radicale”, destinato a trasformare “gradualmente e inevitabilmente l’interpretazione che la società fornisce del matrimonio”. “Non ci sarebbe riconoscimento della complementarietà di uomo e donna o che il matrimonio è inteso per la procreazione e l’educazione dei figli”. Pertanto, concludono i vescovi, “abbiamo il dovere verso le persone che oggi sono sposate e verso le nuove generazioni di fare tutto quello che possiamo per assicurarci che il significato vero del matrimonio non venga perso per le generazioni future”. (Sir)