Il cosiddetto decreto «svuota carceri» recentemente approvato alla Camera rappresenta «un cambio di marcia, che apre qualche speranza per il futuro»: lo ha detto Francesco Marsico, vicedirettore di Caritas italiana, aprendo la giornata di riflessione sul carcere che riunisce oggi a Roma cappellani e operatori Caritas di tutta Italia impegnati su questo tema. Un provvedimento che cerca di dare qualche soluzione al sovraffollamento e alle difficili condizioni di vita nelle carceri. Sono infatti 66.973 i detenuti nei 206 istituti penitenziari italiani, a fronte di una capienza regolamentare di 45.688 posti. Il 36% dei detenuti sono stranieri (24.231), di cui la metà proveniente dai Paesi africani. I suicidi in carcere, dal 2000 al 2012 sono stati 700, di cui 8 solo nei primi due mesi del 2012, l’ultima notizia è di oggi: un detenuto di 58 anni si è impiccato nel carcere di Roma. Nei sei ospedali psichiatrici giudiziari italiani dei veri e propri manicomi che il decreto intende superare entro il 2013 – vivono ancora 1264 detenuti. Stiamo uscendo da una fase in cui un virus presente nel nostro Paese andava nella direzione opposta all’idea di una giustizia riparativa ha osservato Marsico -. Fino a poco tempo fa c’era chi seminava intolleranza e criminalizzava alcune categorie più disagiate, generando un sistema binario che puniva i più deboli e salvava i più forti.Il simbolo più alto di questo sistema, secondo Marsico, è stata la cosiddetta legge ex Cirielli, che abbreviava i tempi dei processi e aggravava le recidive per alcuni reati. Il tema drammatico dei suicidi, ha proseguito il vicedirettore Caritas, è solo la punta dell’iceberg, l’emersione più giornalistica, delle drammatiche condizioni delle nostre carceri. Dal 2002 al 2009 la Caritas italiana, tramite i fondi dell’otto per mille, ha realizzato 53 progetti di giustizia riparativa nelle carceri italiane, portati avanti da Caritas diocesane, associazioni e cooperative. Gli obiettivi, come ha spiegato Carlo Riccardi, della Cooperativa Dike, sono principalmente casa, famiglia, lavoro: ossia inserimento lavorativo e sociale, accoglienza. Tra le criticità, la mancanza di prospettive al termine dei progetti e il rapporto con il territorio, che a volte fatica ad accogliere detenuti. Don Virgilio Balducchi, ispettore generale dei cappellani del carcere, ha invitato i credenti a ricordare che quando pregano Gesù si stanno rivolgendo ad un condannato a morte, considerato un delinquente: per cui certe posizioni estremamente punitive, certi atteggiamenti di odio, ritorsione, vendetta, non devono far parte del cristianesimo. A suo avviso la prima azione della comunità cristiana dovrebbe essere quella di proclamare la libertà dei prigionieri, ossia costruire libertà a partire dal male fatto. (Sir)