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GRECIA: GASPARAKIS (PORTAVOCE VESCOVI), POPOLO SENZA SPERANZA

«La situazione è molto difficile. Il futuro appare molto incerto così come la nostra permanenza nella zona Euro. Il popolo soffre in modo particolare per questa incertezza e insicurezza che permea la vita di tutti i giorni, specie delle fasce più deboli della popolazione». Dopo l’ondata di violenza di domenica scorsa a piazza Syntagma, nel cuore della capitale greca, successiva all’approvazione (199 voti favorevoli e 74 contrari) in Parlamento delle nuove misure di austerity reclamate da Ue, Fmi e Bce per sbloccare la nuova tranche di aiuti (130 miliardi di euro) al Paese ellenico, a parlare è il portavoce della Conferenza episcopale greca, Nikolas Gasparakis. Al Sir racconta di “una popolazione che sta perdendo sempre più la speranza toccata nel vivo da tagli, licenziamenti, tasse. Ma non è con la violenza, provocata da qualche centinaio di anarchici, che si può cambiare la situazione. Personalmente non credo ad un cambiamento, la situazione è veramente difficile. La Germania e l’Ue sono molto severi ma la Grecia paga anche una crisi internazionale che coinvolge altri Paesi dell’Unione. È il fallimento del capitalismo, è il trionfo sciagurato di un’economia senza anima e senza etica. Il Papa nella sua Caritas in Veritate lo aveva bene espresso”.“Mai come ora – aggiunge il portavoce – le chiese cristiane, ortodossa e cattolica, sono vicine al popolo spiritualmente e materialmente. La solidarietà è continua e verso tutti ma c’è bisogno di aiuti. È il momento di unire le voci per dare una parola di speranza ad un popolo stanco e preoccupato”. Un appello analogo è stato lanciato nei giorni scorsi sia dal presidente dei vescovi greci, mons. Francesco Papamanolis che aveva parlato di “situazione tragica” ed invocato aiuti dalla Santa Sede e dagli episcopati europei che dall‘arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia Geronimo preoccupato, scrive in una lettera al premier Lucas Papademos, riportata dal SIR lo scorso 3 febbraio, per le “dimensioni da incubo” assunte nel Paese dalla povertà e dalla disoccupazione. (Sir)