La Cemi (Commissione episcopale per le migrazioni) e la Fondazione Migrantes esprimono la propria vicinanza alle persone e famiglie rom del campo Cascina Continassa vittime di un grave atto vandalico, perché ingiustamente accusati di un atto di violenza a danno di una minorenne. È quanto si legge in un comunicato della Cemi e della Migrantes al termine della riunione che si è svolta questa mattina a Roma. Nel sottoscrive le parole dell’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, la Cemi e la Migrantes sottolineano che ancora una volta la giustizia sommaria, contro i più deboli, unitamente a pregiudizi diffusi nei confronti di una minoranza non riconosciuta nel nostro Paese hanno generato una vergognosa ingiustizia che poteva portare gravissime conseguenze. Da qui l’auspicio che la costruzione di una strategia nazionale’ a favore dei rom richiesta al nostro Paese dalla Commissione europea dei Diritti umani, e proposta nei giorni scorsi dalla Commissione Diritti umani del Senato in collaborazione con l’Unar, possa avviare percorsi importanti per i rom sui temi del lavoro, della casa, della salute e della scuola, ma soprattutto favorire una maggiore tutela della cultura, della storia e della vita delle minoranze rom e sinti. I firmatari del comunicato ricordano anche, a pochi giorni dal Natale, alcune categorie di persone in mobilità come gli emigranti italiani all’estero, che sono ancora oltre 4 milioni, cittadini lontani dalle loro case, dalla loro Patria: soprattutto i giovani, nuovi emigranti alla ricerca di un lavoro che in Italia manca o di arricchire il proprio percorso di studio e formazione, scegliendo nuovi Paesi (Cina, Russia, Romania, Spagna ) oltre i tradizionali (Germania, Svizzera Francia, Inghilterra, Stati Uniti ); la gente dello spettacolo viaggiante, che sempre più con fatica trova spazi e piazze, paesi attenti a questa tradizione artistica e culturale del nostro Paese; i 5 milioni di immigrati presenti in Italia, soprattutto chi – come molti italiani giovani e meno giovani nella crisi ha perso il lavoro già precario, e per questo ha perso o rischia di perdere, oltre al titolo di soggiorno, l’unica fonte di sussistenza per sé e la propria famiglia in Italia o nel Paese d’origine; i richiedenti asilo e rifugiati giunti soprattutto nel nostro Paese dopo la primavera del Nord Africa’, che attendono il riconoscimento dei loro diritti e soprattutto di poter avviare un percorso che dalla protezione li renda protagonisti della propria integrazione, il mondo dei marittimi e aeroportuali, soprattutto chi vive questo tempo di Natale in viaggio, lontano dalle proprie case e famiglie. (Sir)