Italia

40° CARITAS: COMUNITÀ CRISTIANA EDUCA QUANDO SI APRE AL TERRITORIO

(Fiuggi, dall’inviata SIR) – Quali azioni e atteggiamenti perché la Chiesa, in tutte le sue espressioni, sia una comunità che educa? Se ne è parlato questa mattina al 35° convegno nazionale delle Caritas diocesane che si chiude stasera a Fiuggi, in vista dell’incontro di domani con il Papa nella Basilica di S.Pietro, che prevede la presenza di oltre 10.000 persone da tutta Italia. Per Franco Miano, presidente dell’Azione cattolica italiana è necessaria “un’alleanza educativa sul territorio: ripartire dall’educazione lavorando insieme a scuole, famiglie e altre istituzioni, ciascuno nel rispetto della propria identità, per raggiungere l’obiettivo del bene comune, di una ‘vita buona’”. Dello stesso parere è don Dario Vitali, parroco a Velletri e docente di ecclesiologia alla Pontificia Università Gregoriana: la parrocchia “a volte rischia di essere un po’ atomizzata, autoreferenziale”, mentre dovrebbe avere “maggiore consapevolezza della propria funzione di soggetto educativo, lavorando insieme agli altri”.Secondo Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana di Torino, spesso la comunità cristiana “gioca in retrovia” per “paura di cadere in politica o per un presunto specifico spirituale che la comunità dovrebbe avere”. “Ma la formazione della cultura di un ambiente non è questione né solo politica, né solo materiale – ha detto -. È fatto educativo in senso pieno che investe la natura e la missione della Chiesa in quel territorio”. Specie per l’ambito caritativo, ha osservato Dovis, “non ci è difficile vederci seduti ai tavoli di collaborazione con i diversi servizi sociali”, ma “poche volte le nostre comunità riescono a sedersi in consiglio di amministrazione dell’azienda ‘territorio’”. “La Caritas del futuro – ha concluso – è qualcosa di estremamente stimolante per il territorio. Non è un rimorchio, ma un locomotore. Pone al centro del suo essere nel territorio un serio lavoro di animazione”. (Sir)