Una chiara definizione scientifica dell’embrione umano e una pietra miliare nella protezione della vita umana nella legislazione europea, che molto probabilmente avrà un impatto positivo su concreti ambiti della politica come il finanziamento alla ricerca nell’Ue. Anche la Comece (Commissione episcopati Comunità europea) accoglie con favore la sentenza odierna della Corte di giustizia dell’Unione europea (ECJ) sulla non brevettabilità della ricerca scientifica che utilizza embrioni umani e quindi ne comporta la distruzione. Nel caso Brüstle v Greenpeace, osserva la Comece in una nota, la Corte di Lussemburgo era chiamata a dare una chiara interpretazione giuridica della nozione di embrione umano (nozione mancante nella direttiva 98/44/CE sulla protezione delle invenzioni biotecnologiche, ndr). Nella sentenza i giudici Ue considerano embrione umano ogni ovulo umano fin dalla fase della fecondazione dal momento che la fecondazione è tale da dare avvio al processo di sviluppo di un essere umano; ogni ovulo umano non fecondato in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula umana matura; ogni ovulo umano non fecondato indotto a dividersi e a svilupparsi attraverso partenogenesi. Un pronunciamento che per i vescovi rappresenta un’ampia e chiara definizione scientifica dell’embrione umano. La fecondazione prosegue la Comece – segna l’inizio dell’esistenza biologica di un essere umano; quindi l’embrione umano, in ogni sua fase di sviluppo, deve essere considerato un essere umano con un potenziale, e non solo un potenziale essere umano. Positivo inoltre il divieto di brevettare la pratica di rimozione di una cellula staminale da un embrione umano allo stadio di blastocisti, che comporti la distruzione dell’embrione stesso. Quale conseguenza positiva di questa sentenza, la Comece si aspetta l’impulso che potrebbe essere impresso allo sviluppo della ricerca scientifica su fonti alternative, finora rimasta nell’ombra della ricerca sulle cellule staminali embrionali umane, e sottolinea che l’uso di cellule staminali adulte derivate dal sangue del cordone ombelicale in alcuni casi offre già importanti prospettive per la medicina rigenerativa. Metodi che godono di ampia accettazione a livello sia scientifico sia etico. Il pronunciamento può dunque favorire i campi già esistenti e promettenti di una ricerca in grado di coniugare il rispetto per la vita umana con trattamenti di cura efficaci e innovativi. Pertanto, secondo i vescovi Ue, la sentenza odierna della Corte di giustizia deve essere accolta come una pietra miliare nella protezione della vita umana nella legislazione europea, che molto probabilmente avrà un impatto positivo su concreti ambiti della politica come il finanziamento alla ricerca nell’Ue. (Sir)