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MINO MARTINAZZOLI, MONS. MONARI: BEATITUDINI HANNO ILLUMINATO LA SUA ATTIVITÀ

“Un politico deve patire, come fossero proprie, le ingiustizie patite dagli altri; deve desiderare il bene per tutti, se vuole riuscire a fare qualcosa per qualcuno”. Lo ha detto questo pomeriggio nella cattedrale di Brescia il vescovo mons. Luciano Monari, nell’omelia per le esequie di Mino Martinazzoli, scomparso il 4 settembre. Commentando il brano evangelico delle beatitudini, “parola che Martinazzoli conosceva bene” e “che ha mosso e illuminato la sua attività”, mons. Monari ha rammentato: “Paolo VI insegnava che la politica è una forma esigente di amore; e intendeva dire che l’impulso sano a occuparsi di politica può nascere solo in un cuore che sappia amare, che desideri sinceramente migliorare la condizione degli altri e che, per questo obiettivo, sia disposto a pagare un prezzo personale, anche elevato; altre motivazioni sarebbero improprie e finirebbero per creare ambiguità e danni”. Secondo il presule, “un politico diventa politico autentico quando impara a distinguere il bene di tutti dal bene personale e dal vantaggio della sua parte politica; e diventa politico buono quando sa scegliere ciò che è bene per il Paese anche se questo va contro la convenienza personale e del suo partito”, ma ciò richiede “un cammino interiore di conversione e di purificazione”.Di qui il riferimento alle beatitudini evangeliche: “Chi si pone nella via della mitezza”; chi “non rinuncia mai a perseguire la giustizia”; chi “allontana dal suo cuore ogni doppiezza”; chi “pone la riconciliazione e la pace come valori superiori rispetto alla vittoria di parte… chi agisce così – ha precisato mons. Monari – non ha garanzia di riuscita mondana; al contrario deve mettere in conto che le opposizioni ci saranno e saranno dure; detto in termini cristiani: che la croce è un destino possibile e forse anche probabile. Ma sa anche che solo superando questa prova la sua coscienza esce pulita”. Richiamando il costante desiderio di Martinazzoli di “coinvolgere i giovani in un cammino di impegno politico o, più ampiamente, di responsabilità sociale”, il vescovo di Brescia ha sottolineato che oggi, “di fronte a mutamenti epocali”, dobbiamo “diventare responsabili verso le generazioni future, cosa che non abbiamo certamente fatto negli ultimi decenni. C’è una sfida complessa che i giovani debbono affrontare; per questo loro, i giovani, hanno bisogno di persone credibili che li stimolino, che facciano loro intravedere la possibilità e la bellezza di una politica fatta di intelligenza, di sincerità, di coerenza, di passione per l’uomo”. Un futuro “degno dell’uomo – ha concluso – potrà essere costruito solo attraverso le scelte di persone umane autentiche” e “appassionate del bene delle persone”. (Sir)