Italia

MEETING DI RIMINI: IL MESSAGGIO INAUGURALE DI BENEDETTO XVI

Il tema dell’edizione 2011 del Meeting ‘E l’esistenza diventa un’immensa certezza’ – “suscita profondi interrogativi: che cos’è l’esistenza? Che cos’è la certezza? E soprattutto: qual è il fondamento della certezza senza la quale l’uomo non può vivere?”. E’ con queste domande che si apre il messaggio inaugurale di Benedetto XVI per la XXXII edizione del Meeting per l’amicizia dei popoli, che si è aperto questa mattina a Rimini. Il testo, a firma del segretario di Stato card. Tarcisio Bertone, è stato letto durante la S. Messa inaugurale dal Vescovo, mons. Francesco Lambiasi. Nel rispondere a queste domande il Papa parte dall’etimologia del termine ‘esistenza’: ‘ex sistere’. “La particella ex – spiega – ci fa pensare ad una provenienza e, nello stesso tempo, ad un distacco. L’esistenza sarebbe dunque uno “stare, essendo provenuti da” e, allo stesso tempo, un “portarsi oltre”, quasi un “trascendere”. Tocchiamo qui il livello più originario della vita umana: la sua creaturalità, il suo essere strutturalmente dipendente da un’origine, il suo essere voluta da qualcuno verso cui, quasi inconsapevolmente, tende. Il compianto mons. Luigi Giussani, che con il suo fecondo carisma è all’origine della manifestazione riminese, ha più volte insistito su questa dimensione fondamentale dell’uomo. E giustamente, perché è proprio dalla coscienza di essa che deriva la certezza con cui l’uomo affronta l’esistenza”.“L’uomo non può vivere senza una certezza sul proprio destino”, si legge nel messaggio di Benedetto XVI, che aggiunge: “In Cristo Gesù il destino dell’uomo è stato strappato definitivamente dalla nebulosità che lo circondava”. “Se manca questa coscienza – continua – è facile cadere nei rischi dell’attualismo, nel sensazionalismo delle emozioni, in cui tutto si riduce a fenomeno, o della disperazione, nella quale ogni circostanza appare senza senso. Allora l’esistenza diventa una ricerca affannosa di avvenimenti, di novità passeggere, che, alla fine, risultano deludenti. Solo la certezza che nasce dalla fede permette all’uomo di vivere in modo intenso il presente e, nello stesso tempo, di trascenderlo, scorgendo in esso i riflessi dell’eterno cui il tempo è ordinato”. “I drammi del secolo scorso – continua il messaggio – hanno ampiamente dimostrato che quando viene meno la speranza cristiana, quando cioè viene meno la certezza della fede e il desiderio delle “cose ultime”, l’uomo si smarrisce e diventa vittima del potere, inizia a chiedere la vita a chi la vita non può dare. Una fede senza speranza ha provocato l’insorgere di una speranza senza la fede, intramondana. Oggi più che mai noi cristiani siamo chiamati a rendere ragione della speranza che è in noi, a testimoniare nel mondo quell’“oltre” senza il quale tutto rimane incomprensibile”. (Sir)