L’Italia ad un anno dalle raccomandazioni del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani: Primo rapporto di monitoraggio delle Organizzazioni Non Governative e Associazioni del Comitato per la Promozione e Protezione dei Diritti Umani: è questo il titolo del documento presentato oggi a Roma, con una conferenza stampa presso la sede del sindacato giornalisti (Fnsi), con la presenza di una decina di esponenti di ben 83 associazioni italiane di varia estrazione culturale, sociale e politica che si occupano di diritti umani e che hanno collaborato alla stesura del testo. Il rapporto come ha spiegato Carola Carazzone, portavoce del comitato e presidente del Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo) viene proposto a un anno esatto dall’adozione, il 9 giugno 2010, nei confronti dell’Italia delle raccomandazioni da parte del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, nell’ambito della Revisione Periodica Universale’ e a pochi giorni dall’assunzione, il 19 giugno 2011, dell’incarico come uno dei 47 stati membri dello stesso Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani. Secondo Carazzone occorre una nuova consapevolezza della centralità dei diritti umani, insieme alla divulgazione di una cultura diffusa e alla elaborazione di una politica sistematica, coerente, trasparente e partecipata per la realizzazione di tutti i diritti umani per tutti.Il principale rilievo posto dal comitato per i diritti umani nei confronti del governo italiano è quello come ha spiegato Carola Carazzone che in questo anno dalla ricezione delle raccomandazioni c’è stata pochissima diffusione delle stesse e non si è provveduto alla creazione dell’Istituto Nazionale Indipendente per i Diritti Umani, che quasi tutti i 47 paesi del Consiglio d’Europa hanno, esclusi tre, tra cui appunto l’Italia. Il comitato chiede inoltre al governo di preparare un rapporto a medio termine, di renderlo pubblico, inviandolo all’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e di promuovere la diffusione in Italia dei contenuti delle raccomandazioni e del meccanismo di Revisione Periodica Universale’. Celina Frondizi, rappresentante della Asgi (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) ha sottolineato che l’Italia non ha ancora ratificato la convenzione Onu sui diritti dei lavoratori migranti. Ha ricordato che ci sono quattro anni di tempo per dare attuazione alle raccomandazioni ricevute e ha quindi precisato che con il cosiddetto Pacchetto sicurezza del 2009, l’ingresso clandestino è considerato reato e ciò rende più difficile e complesso il processo di accoglienza e integrazione a volte necessario, in presenza di rifugiati, o perseguitati politici o richiedenti asilo. Sempre la giurista Celina Frondizi ha ricordato altri campi nei quali il nostro paese evidenzia lacune nella tutela dei diritti umani: ha citato la tutela delle minoranze quali rom, sinti, camminanti come pure la carenza di una legislazione organica per richiedenti asilo politico e rifugiati. Ha quindi parlato delle contraddizioni della nostra legislazione circa il riconoscimento dei diritti sociali su scala universale, con numerose discriminazioni ed esclusioni, ha detto, ma anche con eventi positivi come il riconoscimento di permessi per protezione umanitaria ai profughi dai paesi del nord Africa. Sulla stessa lunghezza d’onda, Patrizio Gonella dell’associazione Antigone, che si occupa di diritti dei carcerati e di giustizia penale. Oltre ai temi del sovraffollamento delle carceri italiane, ha richiamato il fatto che le autorità internazionali non hanno il diritto di ispezione nelle nostre prigioni, limitando così la credibilità del nostro paese. Tra gli eventi positivi ha richiamato il parere favorevole espresso ieri dal vice-ministro Roberto Castelli circa l’introduzione del reato di tortura nel nostro codice penale, finora ritenuto inutile in quanto già escluso da altri articoli di legge.Tra i diritti negati, il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), Roberto Natale, ha citato il divieto di accesso per i giornalisti ai Cie, Centri di identificazione ed espulsione per gli immigrati clandestini, e ai Cara, Centri di accoglienza per richiedenti asilo. Dal canto suo, Federica Giannotta di Terre des Hommes Italia ha parlato del rischio di diminuzione delle tutele per i minori, derivanti dai tagli di risorse per scuola, istruzione, famiglia, servizi sociali, che si ripercuotono necessariamente sulla possibilità di assistere soprattutto i minori in condizione di maggior bisogno. Quanto alla giustizia minorile, ha sottolineato che non si è ancora provveduto alla sua riforma organica, mentre ha riconosciuto che è stato adottato il piano nazionale per l’infanzia, ma con un problema di finanziamento che rischia di farne lettera morta. Tra i diritti di cui si occupa il rapporto, ci sono anche quello alla privacy, al matrimonio e alla vita familiare, alla sicurezza sociale e a un adeguato standard di vita, all’educazione e partecipazione alla vita della comunità.Sir