Lavorano come colf e badanti oltre un sesto di tutti gli immigrati assicurati dall’Inps: nel 2007 la collaborazione familiare ha occupato 618.032 addetti,per oltre i tre quarti immigrati (479.133, 77,5%). Il dato, contenuto nel IV Rapporto sui lavoratori di origine immigrata negli archivi Inps, presentato oggi a Roma, mostra come il supporto dei lavoratori immigrati, soprattutto donne (circa mezzo milione quelli assicurati all’Istituto, ma molto di più quelli effettivi), consenta alla rete pubblica, in un Paese con almeno 2,6 milioni di persone non autosufficienti e una popolazione composta per oltre un quinto da ultrasessantacinquenni, un risparmio quantificato per il 2007 dal Ministero del Lavoro in 6 miliardi di euro. Il commento è dei curatori del rapporto, il Centro studi e ricerche Idos-Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes, che prosegue l’analisi andando a esaminare l’altro comparto tra quelli di maggiore rilevanza per l’occupazione straniera, ovvero l’agricoltura. Qui la presenza immigrata, che incide per oltre un quinto sul totale degli addetti, è sempre più rilevante sia tra gli stagionali sia tra gli operai a tempo indeterminato, specialmente nei comparti dell’allevamento, della floricultura e delle serre. Riguardo al futuro pensionistico gli immigrati osserva il Rapporto si connotano come una componente strutturale del sistema paese’ non solo a livello occupazionale ma anche, e in stretta connessione, a livello demografico e pensionistico. Essi sono scarsi fruitori e importanti contributori all’interno del sistema previdenziale, in conseguenza della loro giovane età e del loro dinamismo sul mercato del lavoro. Pur essendo vero che l’Italia spende più della media europea per le prestazioni di vecchiaia, cui dedica oltre la metà delle risorse per la protezione sociale, ciò non avviene certamente rilevano i curatori per gli immigrati: al loro ingente versamento di contributi previdenziali (circa 7,5 miliardi di euro nel 2008) corrisponde una scarsa rappresentazione nel gruppo dei beneficiari di prestazioni pensionistiche: all’inizio del 2010 sono stimabili in appena 110 mila i pensionati stranieri e quelli entrati in età pensionabile nel corso dell’anno incidono appena per il 2,2% sul totale dei residenti nella stessa condizione. Considerata l’età media nettamente più bassa di quella degli italiani (31,1 anni contro 43,5), questo andamento è destinato a durare per diversi anni, con innegabili benefici per l’intero sistema previdenziale.Sir