In Italia le politiche pubbliche a favore di chi si trova in condizioni di difficoltà economica sono assolutamente insufficienti dal punto di vista quantitativo: lo ha affermato oggi a Roma Alberto Niccoli, docente di politica economica e finanziaria presso l’Università Politecnica delle Marche, intervenendo oggi a Roma al seminario Micro azioni per macro valori, organizzato da Caritas italiana. Niccoli ha fornito le cifre della spesa pubblica, rispetto al Pil, per chi è in difficoltà economica (dati riferiti al 2007): la media italiana di aiuti per le famiglie è dell’1,2% (rispetto alla media dell’Ue a 27 pari al 2%, che sale al 3,7% in Danimarca); gli aiuti per la disoccupazione in Italia sono dello 0,5% (1,3 la media Ue); gli aiuti per la casa in Italia sono pari a zero (0,6% la media Ue). Riguardo ai consumi degli italiani, Niccoli ha notato che non solo si spende pochissimo ma si spende anche molto male: ossia le poche risorse disponibili sono utilizzate dalle persone appartenenti alla classe media o medio bassa. Inoltre in Italia la risorsa più scarsa è costituita dagli imprenditori, quindi i pochi esistenti dovrebbero essere aiutati in tutti i modi, soprattutto gli immigrati. Purtroppo, ha osservato il relatore, in Italia i programmi di microcredito non prevedono forme di responsabilità solidale di gruppo perché siamo troppo individualisti.Un esempio, in tal senso, sono le Roscas (Rotating saving and credit associations, ossia Associazioni rotative del risparmio e del credito): diverse famiglie, interessate all’acquisto di uno stesso bene di consumo durevole, si accordano per mettere da parte le somme necessarie. Dopo un mese, viene sorteggiata la prima famiglia che acquisterà il bene con i risparmi di tutte e così via, nei mesi successivi. In media ha precisato Niccoli l’acquisto avviene 5,5 mesi prima di quello possibile a livello individuale. I soldi non vengono sprecati in beni o servizi inutili o dannosi e si costituisce un legame forte tra le famiglie. Ecco perché gli immigrati, molto più sensibili ai valori di natura comunitaria, secondo il docente vanno aiutati con programmi di microcredito che prevedano forme di responsabilità solidale di gruppo. In sintesi, micro finanza, micro risparmio e microcredito non possono essere considerati come la panacea per tutti i mali ha concluso Niccoli ma costituiscono un’alternativa che merita di essere ulteriormente sperimentata, con modalità diverse nel mondo sviluppato, rispetto a quelle applicabili nei Paesi più poveri. La responsabilità delle Caritas, ha aggiunto don Andrea La Regina, dell’ufficio macroprogetti di Caritas italiana, è di praticare strade nuove che rendano concreto il diritto al credito di ogni persona, non assoggettato alla sola logica di mercato.