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CONSULTA: DE SIERVO, A NOI AFFIDATO AVVENIRE PACIFICO PAESE

(ASCA) – Al lavoro della Corte Costituzionale è affidato il futuro pacifico del nostro paese. Può sembrare un concetto roboante quello espresso dal presidente della Consulta, Ugo De Siervo, nel corso della consueta conferenza stampa di fine anno, ma serve invece, come spiega lo stesso presidente, a chiarire il momento di così grande fibrillazione politica quali siano i compiti e le prerogative del lavoro dei giudici del Palazzo della Consulta. De Siervo sostiene, citando le parole di un Guardasigilli del passato, che i giudici costituzionali sono “quindici persone alle quali è affidato l’avvenire del nostro paese, perché nella tutela della Costituzione è l’avvenire pacifico del nostro paese”. Il rispetto della Costituzione, ribadisce il presidente, “permette la pacifica convivenza all’interno delle comunità nazionali. Noi – aggiunge – cerchiamo di garantire un universo di valori entro cui tutti riconoscersi”. E questo, dice ancora, nonostante “l’esasperazione dei rapporti”.Le “continue reiterazioni di valutazioni del tutto infondate, a proposito del fatto che i giudici di questa corte giudicherebbero sulla base di loro asserite appartenenze politiche”, obbliga lo stesso De Siervo “a ricordare ancora una volta che i giudici costituzionali sono appositamente scelti da organi diversi, fra i più rappresentativi delle nostre istituzioni (Presidente della Repubblica, Parlamento, supreme magistrature) ed entro categorie professionali particolarmente qualificate, in modo da garantire (per quanto possono le norme giuridiche) la loro più larga indipendenza di giudizio. Inoltre – aggiunde De Siervo – essi entrano in carica dopo aver giuratio di osservare la Costituzione e le leggi”. La Corte però, sono ancora parole del presidente della Consulta, “deve operare più faticosamente di quanto dovrebbe fare”, subendo “la denigrazione dei giudici e attacchi selvaggi”. De Siervo si rivolge a questo punto anche al mondo dell’informazione, chiedendo di “non esasperare i toni” e di “usare un linguaggio meno esasperato”. Insomma, conclude De Siervo, “evitiamo di vivere in un contesto troppo pesante per i cittadini e per le classi politiche”.