La crisi economica e finanziaria che, a partire dal 2009, ha investito in pratica il mondo intero non è finita, anzi esistono famiglie in grande allarme e comprensibile sofferenza, nonostante i segnali di ripresa e di innovazione, con esperimenti rilevanti nelle relazioni lavorative. E’ l’analisi del card. Bagnasco, che nella prolusione di oggi al Consiglio permanente della Cei (testo integrale) ha parlato anche di senso di spaesamento che è necessario ascoltare. Come esempio, il presidente della Cei ha citato la contestazione studentesca del dicembre scorso, fatto che merita una riflessione non scontata nonostante gli innesti di violenza e di grave devastazione. Per la Cei, bisogna dare ascolto alle preoccupazioni reali e ai dubbi sinceri dei giovani, partendo dalla consapevolezza che ogni riforma richiede risorse indispensabili e che la prospettiva del ridimensionamento di quello che ai giovani appare come il più consistente cespite di spesa che lo Stato stanzia in loro favore, deve essere apparsa incomprensibile. La disoccupazione giovanile è un dramma per l’intera società, ha ammonito il cardinale, secondo il quale il mondo degli adulti è in debito di futuro nei confronti dei giovani, che non vogliono essere accarezzati come degli eterni adolescenti, desiderano essere considerati responsabili e quindi trattati con serietà, ma chiedono di non sentirsi soli. In Italia, si stava vivendo al di sopra delle proprie possibilità. E’ uno degli effetti della cultura della seduzione, tipica del consumismo, che ha permesso l’affermarsi di un’idea balzana della vita, secondo cui tutto è a portata di mano, basta prenderlo. Una sorta di ubriacatura, un pensiero molesto l’ha definita il card. Bagnasco di fronte al quale la crisi si è presentata come una sorta di drenaggio generale, obbligando un po’ tutti a rivedere le proprie ambizioni, configurando la necessità di imprimere una moderazione complessiva dell’andamento di vita, senza dimenticare tutti coloro che già prima vivevano sul filo e oggi si trovano sotto. Per fare ciò, tuttavia, c’è un’alfabetizzazione etica che occorre saper alimentare anche a livello dei nostri gruppi, associazioni, movimenti, un lavoro di rimotivazione da compiere per dare un orizzonte conveniente alla dose di sacrifici che bisogna affrontare. Di qui l’attualità della sfida educativa, che metta soprattutto i giovani in guardia da una rappresentazione fasulla dell’esistenza, volta a perseguire un successo basato sull’artificiosità,la scalata furba, il guadagno facile, l’ostentazione e il mercimonio di sé. Tra i segnali positivi, la crescente allergia nei confronti dell’evasione fiscale: Adesso più che mai ha detto il cardinale è il momento di pagare tutti nella giusta misura le tasse.Bisogna che il Paese ringiovanisca, torni a crescere dal punto di vista culturale e quindi anche economico, battendo i catastrofismi, perché cambiare in meglio si può e si deve. Si è conclusa con un messaggio di speranza la prolusione del card. Bagnasco, in cui ha fatto notare che un Paese complesso richiede saggezza e virtù. Tra le urgenze, l’avvio delle riforme annunciate, una maggiore giustizia sociale e una modernizzazione effettiva nel rispetto delle regole, respingendo il malaffare e le intimidazioni di mafia. Per i vescovi italiani, la società nel suo complesso è chiamata ad essere comunità educante, poiché se si ingannano i giovani, se si trasmettono ideali bacati cioè guasti dal di dentro, se li si induce a rincorrere miraggi scintillanti quanto illusori, si finisce per trasmettere un senso distorcente della realtà, si oscura la dignità delle persone, si manipolano le mentalità, si depotenziano le energie del rinnovamento generazionale. Sul piano politico, il card. Bagnasco ha esortato ad una riabilitazione culturale della famiglia, che in Italia ha ripercussioni decisive a livello educativo. L’auspicio è dunque a darsi una politica familiare preveggente, che mantenga la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, e aperta alla vita, quale base per rilanciare il Paese, anche attraverso un urgente riforma del fisco.Sir