Una nuova creatività e generosità nell’evangelizzazione è l’invito e l’augurio che padre Eric Jacquinet, responsabile sezione Giovani del Pontificio Consiglio per i laici, ha rivolto ai partecipanti al Forum dei giovani europei Da EurHope a EurHome: Ecco la vostra casa’. Loreto capitale dei giovani d’Europa, che si apre oggi. L’evento, (fino al 10 dicembre, www.giovaniloreto.it), è organizzato nel contesto delle celebrazioni per il decennale del Centro Giovanni Paolo II di Loreto e vede la partecipazione di circa 120 ragazzi di una ventina Paesi europei, indicati dalle conferenze episcopali nazionali. Padre Jacquinet ha sottolineato che in questi cinque giorni Gesù vuole specialmente guarirci dalla paralisi missionaria, e svegliare la nostra fede, speranza e carità che è un’energia fantastica che ci fa servire gli altri, studiare, lavorare, donare il nostro tempo, prendere iniziative. Il sacerdote ha anche ricordato in questo processo di guarigione nessuno è solo, ma siamo portati dalla fede degli altri, la fede della chiesa. Padre Jacquinet ha poi sottolineato che il Centro e le sue attività fanno parte della grande dinamica di evangelizzazione che comprende eventi come le giornate mondiali della gioventù e ha invitato tutti i presenti all’appuntamento di agosto a Madrid. Nel portare stamattina il saluto del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee) ai giovani europei riuniti a Loreto per il Forum il vice-segretario generale, don Ferenc Janka, ha notato che c’è un filo rosso che unisce questo appuntamento con il lavoro della Ccee. Uno dei compiti principali del Consiglio è, infatti, capire come dare vita in Europa a un’evangelizzazione di qualità nuova e trovare una vera comunione: per don Janka questo appuntamento è proprio il segno di comunione vissuta e apre le prospettive per quella nuova evangelizzazione di cui c’è bisogno. Il mondo giovanile non è senza casa ha sottolineato a sua volta don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale Cei per la pastorale giovanile, perché per molti di loro la casa dice stabilità, relazioni intense e famiglia che sono riconosciuti come i valori più importanti e di riferimento dei giovani, basta vedere le ricerche sociologiche degli ultimi anni. A questo proposito don Anselmi ha sottolineato che nel recente rapporto Iard sui ragazzi dai 15 ai 30 anni, il 52% dei giovani italiani si definisce cattolico: un dato che considero positivo ha spiegato – perché anche se non tutti sono praticanti vuol dire che il loro cuore è lì e che la chiesa è considerata una casa accogliente e di riferimento. Il desiderio di una casa è, per i giovani, desiderio di una vita piena: ad affermarlo, nella sua relazione di apertura a Loreto, è stato mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, assistente generale dell’Azione cattolica italiana e presidente della Commissione per il laicato della Cei. Ma che cos’è la casa? Per mons. Sigalini prima di tutto è necessario operare un recupero antropologico del suo significato, che nell’esperienza di ogni uomo è il corpo della madre, il primo luogo di accoglienza, di pace e di serenità. Purtroppo ha sottolineato il presule già questa prima casa è insidiata: lì si può consumare la tua eliminazione, ma lì si progetta anche il massimo bene della tua storia, della tua esistenza. La casa è poi, principalmente, la famiglia, una catena di cuori e di braccia, di sorrisi e parole La casa è anche il luogo, per ogni persona, dell’educazione, dove si impara a essere uomini. In seguito arriva il sogno di costruire una nuova casa che a volte si abbassa a mendicare provvisorietà, una casa che si chiama convivenza, o si infrange su mode e tentazioni di successo e facile guadagno. Ma infine sorge la nostalgia di una casa ancora più bella e definitiva che è Gesù, colui che semina felicità e ha segreti di vita piena: secondo mons. Sigalini tutti lo cercano e vogliono più di ogni altra cosa uno straccio di casa per poter stare con lui.Sir