Sono 4 milioni e 919 mila (1 immigrato ogni 12 residenti, il 7% della popolazione italiana) gli immigrati in Italia, una cifra cresciuta di quasi 20 volte negli ultimi vent’anni. E’ la stima del Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes 2010, giunto quest’anno alla ventesima edizione e presentato oggi, 26 ottobre, a Roma e in altre città italiane (in Toscana, ad Arezzo). Intanto, però, complice la fase di recessione, sono cresciute anche le reazioni negative constata il Dossier -. Gli italiani sembrano lontani, nella loro percezione, da un adeguato inquadramento di questa realtà e su questa distorta percezione influiscono diversi fattori, tra i quali anche l’appartenenza politica. Nella ricerca Transatlantic Trends (2009), ad esempio, gli intervistati hanno ritenuto che gli immigrati incidano per il 23% sulla popolazione residente (sarebbero quindi circa 15 milioni, tre volte di più rispetto alla loro effettiva consistenza) e che i clandestini siano più numerosi dei migranti regolari (mentre le stime accreditano un numero attorno al mezzo milione). Sono circa 240mila i matrimoni misti celebrati tra il 1996 e il 2008 (quasi 25mila nell’ultimo anno); più di mezzo milione le persone che hanno acquisito la cittadinanza, complessivamente 541.955 di cui 59mila nel 2009; oltre 570mila gli stranieri nati direttamente in Italia; quasi 100mila quelli che ogni anno nascono da madre straniera. La collettività romena è la più numerosa, con quasi 900mila residenti; seguono albanesi e marocchini, quasi mezzo milione, mentre cinesi e ucraini sono quasi 200mila. Nell’insieme, queste 5 collettività coprono più della metà della presenza immigrata (50,7%). Roma e Milano, con quasi 270mila e 200mila stranieri residenti, sono i comuni più rilevanti, ma gli immigrati si stabiliscono anche nei piccoli centri, spesso con incidenze elevate. Gli immigrati contribuiscono alla produzione del Prodotto interno lordo per l’11,1% (stima di Unioncamere per il 2008). Venendo essi a mancare, o a cessare di crescere, nei settori produttivi considerati non appetibili dagli italiani (in agricoltura, in edilizia, nell’industria, nel settore familiare, ecc.), il Paese sarebbe impossibilitato ad affrontare il futuro, osserva il Dossier. Gli immigrati, infatti, versano alle casse pubbliche più di quanto prendano come fruitori di prestazioni e servizi sociali: quasi 11 miliardi di contributi previdenziali e fiscali l’anno che hanno contribuito al risanamento del bilancio dell’Inps. Essi, inoltre, dichiarano al fisco oltre 33 miliardi l’anno. A livello occupazionale gli immigrati incidono per circa il 10% sul totale dei lavoratori dipendenti, e sono sempre più attivi anche nel lavoro autonomo: sono circa 400mila gli stranieri titolari di impresa, amministratori e soci di aziende.Sir