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SETTIMANA SOCIALE, CARD. BAGNASCO: VALORI NON NEGOZIABILI TERRENO DELL’UNITA’ POLITICA DEI CATTOLICI

(Reggio Calabria) – I “valori non negoziabili” indicati dal Papa “non sono divisivi, ma unitivi ed è precisamente questo il terreno dell’unità politica dei cattolici”. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, aprendo questo pomeriggio a Reggio Calabria la 46ma Settimana sociale dei cattolici italiani. “E’ questa – ha proseguito il cardinale – la loro peculiarità e l’apporto specifico di cui sono debitori. Su questa linea, infatti, si gioca il confine dell’umano. Su molte cose e questioni ci sono mediazioni e buoni compromessi, ma ci sono valori che non sono soggetti a mediazioni perché non sono parcellizzabili, non sono quantificabili, pena essere negati”. La Chiesa, ha ribadito il porporato, “non cerca l’interesse di una parte della società, ma è attenta all’interesse generale. Proprio perché i valori fondamentali non sono solamente oggetto della Rivelazione, ma sono scritti nell’essere stesso della persona e sono leggibili dalla ragione libera da ideologie, condizionamenti e interessi particolari, la Chiesa ha a cuore il bene di tutti”, perché “deve rispondere al suo Signore non ad altre logiche”, forte dell’ “incomparabile ricchezza che ci proviene dalla vicinanza concreta e quotidiana alla gente, cattolici o no, e che, direttamente e tramite i nostri sacerdoti, i consacrati, gli operatori laici, abbiamo la grazia di vivere”, nelle 25.000 parrocchie. “E’ stato detto e ripetuto non in modo retorico né casuale che è auspicabile una nuova generazione di cattolici impegnati in politica”, ha proseguito il presidente della Cei: “Ciò non vuol suonare come una parola di disistima o peggio per tutti coloro, e non sono pochi, che si dedicano con serietà, competenza e sacrificio alla politica diretta”, ha precisato. Nello stesso tempo, però, la Cei auspica “che generazioni nuove e giovani si preparino con una vita spirituale forte e una prassi coerente, con una conoscenza intelligente e organica della Dottrina sociale della Chiesa e del Magistero del Papa, con il confronto e il sostegno della comunità cristiana”. “E’ l’ora di una nuova cultura della solidarietà tra società civile e Stato”, ha esclamato il cardinale: “se ogni soggetto, singoli, gruppi, istituzioni, fa la sua parte, si rinnoverà uno stile, una prassi virtuosa” fatta di una “solidarietà a tutti i livelli tra loro e ciascuno al proprio interno: si può discutere e confrontarsi anche su cose gravi, ma è possibile un ‘confronto solidale’ che è tale perché ha di mira non un interesse individuale o di parte, ma il bene armonico di tutti”. “Si potrà anche cedere, fare passi indietro, rettificare posizioni, ma non sarà mai perdere o sentirsi sconfitti, sarà sempre un andare avanti, perché andrà avanti il Paese”, ha commentato il card. Bagnasco. “Il compito educativo – che è parte integrante della missione della Chiesa – è urgente e delicato”, ha detto il card. Bagnasco a proposito del tema scelto dalla Cei per il prossimo decennio pastorale: “richiede un rinnovato impegno di fiducia, entusiasmo e di alleanze virtuose per il bene non solo delle giovani generazioni, ma della società intera. Aiutare a comprendere e a ricordare, non solo ai ragazzi e ai giovani ma anche agli adulti, che la nobiltà e la maturità della persona passano attraverso la negazione continua dei propri egoismi, il dono di sé, la responsabilità, e che tutto questo e altro ancora richiede impegno e sacrificio, è un imperativo per tutti coloro che hanno a cuore la società e il Paese, ma innanzitutto per i cattolici”. Nasce da qui la “laicità positiva”, che “non può essere confusa né con la neutralità né con il laicismo”. “Come cattolici che amano il loro Paese – le parole del cardinale – auspichiamo che la laicità si guardi sempre dal degrado del laicismo: questo deve uscire dalla sua adolescenza e diventare una laicità vera e matura. Non dovrebbe considerare con sospetto la religione, ma, al contrario, come una sorgente per il bene generale senza, per questo, cercare di usarla in modo strumentale riducendola a religione civile”. “In Europa – ha detto il cardinale – non è il cristianesimo che ostacola il progresso, la democrazia, la pace; piuttosto sono le gravi incoerenze con la fede all’origine di distorsioni”. In questa prospettiva, “la vera laicità” non si riduce “a rispetto per la religione, al benevolo riconoscimento del diritto di parola da parte della Chiesa”, perché “la responsabilità politica per il bene comune non è incondizionata”: “Tanto il bene comune che la responsabilità politica includono la dimensione etica, hanno a che fare con il bene e il male morale”, che “non sono indifferenti rispetto alle conseguenze che hanno sull’uomo, lasciano traccia: costruiscono o demoliscono ciò che l’uomo è per natura e che è inscritto nel suo stesso essere”. “Dispiace constatare – la denuncia del presidente della Cei – che qualunque dichiarazione la Chiesa faccia a riguardo dei valori morali, sia bollata da qualcuno di confessionalismo, come se si volesse imporre alla società pluralista una morale cattolica”. “Senza il correttivo fornito dalla religione, anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall’ideologia, o, applicata in modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana”, come ha detto il Papa sempre a Londra: “il mondo della ragione e il mondo della fede hanno bisogno l’uno dell’altro”.