È il Vangelo il vino nuovo di Francesco, lo stesso che nel corso dei 150 anni dell’Unità d’Italia ha animato la presenza dei cattolici nella vita pubblica, lo stesso che ha permesso loro di offrire un notevole contributo spesso a caro prezzo alla storia e alla crescita civile del nostro Paese. Lo ha detto oggi mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, intervenendo al Senato sul tema San Francesco patrono d’Italia e l’unità d’Italia. 150 anni dal Risorgimento. In questi 150 anni dell’unità d’Italia, il mondo cattolico ha conosciuto anche stagioni di difficile confronto, se non di scontro, specie a fronte delle misure repressive di alcuni governi anticlericali. È innegabile che la paura che la fine del potere temporale potesse coincidere anche con il tracollo dell’istituzione ecclesiale, portò a chiusure, a irrigidimenti e a rotture. Se, però, non vogliamo fermarci a ricostruzioni parziali e pregiudiziali ha aggiunto – dobbiamo riconoscere che le tensioni non impedirono comunque ai cattolici di essere a loro volta portatori di una forte idea di unità nazionale: nemmeno gli esponenti più intransigenti e conservatori misero in discussione il processo unitario, ma semmai le modalità con le quali doveva essere realizzato, affinché non avvenisse a scapito della Chiesa e della sua presenza nella società. Così i cattolici contribuirono a pieno titolo al progetto di Stato italiano, favorendo la conciliazione tra quest’ultimo e la Chiesa. Del resto, il popolarismo di Sturzo, come la Democrazia cristiana di De Gasperi, furono il frutto di una presenza sempre più partecipe, propositiva e protagonista. Questa raggiunse i suoi vertici in esperienze come la Costituente, dove nella stesura della Carta si realizzò l’incontro, la collaborazione e il consenso della tradizione cattolica con quella liberale e con quella socialista. Rispetto ai sentimenti di distanza verso l’anniversario dell’Unità, come cattolici ha ricordato il presule – ci sentiamo impegnati a riproporre i principi fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa, dalla priorità della persona umana che è portatrice di diritti inalienabili, antecedenti allo Stato e che lo Stato è chiamato a riconoscere e promuovere, dalla vita nascente alla sua morte naturale alla sussidiarietà, dalla solidarietà a quella laicità che riconosce la distinzione e insieme la collaborazione tra ordine politico e ordine religioso. Sono principi che interpellano il nostro presente e che spingono a dar corso a quelle riforme che il Paese attende ormai da anni e sulle quali è necessaria la ricerca del più ampio consenso; sono valori che vanno declinati nella costruzione di un futuro guidato dalla prospettiva del bene comune.Sir