La specificità dell’identità culturale europea è sicuramente l’eredità giudeo-cristiana, ma anche quella greco-romana con influssi significativi egiziani, persiani, babilonesi. Certo che non mancano neppure le tradizioni dei popoli celtici, germanici, slavi, ugro-finnici, tracce di influssi turchi, arabi, ecc. L’elemento più connesso con la visione del mondo è comunque il cristianesimo. A ribadirlo oggi dal palco del Meeting di Rimini è stato il card. Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), intervenendo alla tavola rotonda Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni, può credere, credere proprio, alla divinità del Figlio di Dio Gesù Cristo?. Il porporato pur riconoscendo che in molte parti del continente, in vari ceti della società la presenza intellettuale cristiana si è indebolita fortemente, ha sottolineato che non c’è altro fondamento comune che fosse tipico per il continente come il cristianesimo. L’ideologia illuminista ha spiegato il presidente del Ccee – da una parte non ha ovunque penetrato tutta la società, dall’altra parte essa stessa era pure connessa in qualche modo con l’eredità cristiana. Questo lo vediamo oggi quando alcune legislazioni cominciano a cercare di staccarsi dal senso classico dei diritti umani, e dalla visione di un certo diritto naturale, dando più spazio a degli elementi soggettivistici. Ma il soggettivismo, ha ricordato il card. Erdö, non è europeo. Esso può presentarsi anche in altri contesti, e non ha, proprio per sua natura, un contenuto tipico, ma è diverso secondo i singoli individui. Così non può essere base comune positiva di una cultura specifica. L’intellettuale europeo di oggi ha aggiunto – è una persona interessata per le grandi questioni della vita e del mondo, una persona che cerca senso e valori per i singoli e per la società, uno che conosce contenuti notevoli dell’eredità cristiana e greco-romana, e che tiene presente tutto ciò almeno come elementi possibili della risposta alle sue questioni fondamentali. L’intellettuale europeo di oggi può quindi, porre la domanda sull’esistenza e sulla nozione di Dio, può trovare una risposta positiva nel riconoscimento della sua esistenza. E una volta riconosciuto Dio come trascendente e assoluto, può e deve riflettere anche sulla possibilità della comunicazione con Dio.L’intellettuale europeo, ha concluso il card. Erdö, su questo punto non può rifiutare sin dall’inizio l’idea poco immaginabile per la nostra fantasia umana che è proprio la persona di Gesù Cristo, in cui possiamo incontrare Dio nel modo più adatto alle capacità stesse dell’essere umano. Tutto sommato, l’intellettuale europeo non è necessariamente un credente. Ma non lo è necessariamente nessuno! La fede in Cristo non è una semplice conclusione di un ragionamento umano, ma è un regalo di Dio, è una grazia. Di questo dobbiamo essere messaggeri e missionari nella nuova evangelizzazione dell’Europa. In questa convinzione dobbiamo essere uniti con i nostri altri fratelli cristiani, perché l’unità possa rinforzare la nostra testimonianza. (Sir)