(L’Aquila) Per molte famiglie la situazione nel post-sisma è ancora difficile. Si tratta soprattutto dei nuclei familiari in cui i genitori hanno perso il lavoro a causa del terremoto e, a distanza di quasi sedici mesi, non l’hanno ancora ritrovato. Ma, purtroppo, in questo momento a L’Aquila il lavoro non c’è. A parlare al SIR è don Ramon Mangili, codirettore della Caritas diocesana. Guardando al centro storico della città delle oltre mille attività presenti tra negozi, botteghe artigiane e servizi solo una piccola parte ha riaperto. Alcuni si sono spostati in altre zone della città o nei centri commerciali, altri hanno potuto riaprire lungo le uniche vie della zona rossa riaperte: si tratta in particolare di bar e qualche negozio (non più di una quindicina). Gli altri restano chiusi. Non passa giorno spiega don Mangili senza che alla nostra porta bussino persone chiedendo aiuto. I problemi sono quasi sempre legati a questioni economiche ma, molto spesso, vediamo come al di là del bisogno materiale vi sia la necessità di sfogarsi ed essere ascoltati perché di fronte ad una ricostruzione e ad una ripresa delle attività che non decolla ci accorgiamo di come sempre più persone siano vittime di depressioni ed esaurimenti. Da parte nostra cerchiamo di fare quello che possiamo per dare speranza. Il numero delle persone che seguiamo continua il codirettore di Caritas L’Aquila è più che raddoppiato da prima del terremoto. La situazione resta particolarmente complessa perché dopo i primi mesi in cui era l’intera popolazione in una situazione di emergenza, con il passare del tempo, si stanno creando divari tra varie realtà: c’è chi ha la fortuna di avere ancora la propria casa e magari un lavoro ma c’è anche chi si è trovato da un giorno all’altra senza un tetto, né un’occupazione non sapendo che fare. Dal mese di giugno continua don Mangili si è tornati a pagare le bollette, compresi gli arretrati, dopo un anno di sospensione e i mutui delle case, in alcuni casi distrutte. Questo per le famiglie in difficoltà diventa un’ulteriore problema. Ad oggi sono ancora 54.742 le persone assistite nei Comuni abruzzesi: 29 mila usufruiscono del contributo per l’autonoma sistemazione (ovvero il contributo garantito dallo Stato a chi con casa inagibile trova autonomamente una sistemazione in appartamenti, roulotte o container), 15 mila vivono negli appartamenti del Piano Case, 5.500 nelle casette di legno, 2 mila in appartamenti con affitti calmierati mentre oltre 3 mila sono in alberghi e residence.Girando per la città continua don Mangili si vedono molti palazzi in cui sono stati montati i ponteggi ma i lavori non partono. Questo perché mancano i fondi o le autorizzazioni ma quando le varie istituzioni vengono interpellate giocano a scaricabarile e non si riesce a capire di chi sia la responsabilità dei ritardi. Nelle prossime settimane partirà a L’Aquila un progetto di microcredito promosso dal Consorzio Etimos con la partecipazione della Caritas diocesana, dell’Abi (Associazione bancaria italiana) e delle banche abruzzesi per promuovere iniziative di accesso al credito per famiglie, imprese, cooperative sociali e giovani che vogliono intraprendere un’attività economica. Per il progetto è previsto un impegno di 4,5 milioni di euro. Questo continua don Mangili vuole essere un modo per aiutare le persone a ripartire. Intanto, come Caritas L’Aquila e grazie alla collaborazione delle delegazioni regionali presenti sul territorio, continuiamo nel nostro servizio di accompagnamento della popolazione. Da alcuni mesi siamo presenti anche in sei delle nuove aree del progetto Case dove abbiamo istallato altrettante tendo-strutture. Luoghi in cui la popolazione dei nuovi villaggi possa ritrovarsi e stare insieme.Sir