(Genova) – “La ricorrenza dei 150 anni dall’Unità dell’Italia dovrebbe trasformarsi in una felice occasione per un nuovo innamoramento del nostro essere italiani, dentro l’Europa unita e in un mondo più equilibratamente globale”: così l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nel saluto al convegno intitolato «L’unità nazionale: memoria condivisa, futuro da condividere» organizzato dalla Cei in vista della celebrazione della 46ma settimana sociale dei cattolici italiani. Il porporato ha poi parlato dell’esigenza di “far riemergere il senso positivo di un essere italiani” per il quale “servono visioni grandi, non per fare della retorica, ma per nutrire gli spiriti e seminare nuovo, ragionevole ottimismo”. “Il modo di ricordare questo prossimo anniversario – ha aggiunto il porporato – deve alimentare la cultura dello stare insieme”. “Il nostro popolo – ha proseguito ancora Bagnasco – sa sempre quando è in gioco la causa comune, il bene comune” e “in un certo senso, questo 150.mo anniversario, senza indulgere ad alcuna retorica, deve aiutare anche un nuovo incontro tra quelle che, con una espressione molto imprecisa, ma efficace, qualcuno ha chiamato cultura ‘alta’ e cultura ‘diffusa’. “Il bene comune – ha affermato ancora il cardinale – deve essere la stella polare per tutti, al fine di costruire un futuro veramente umano per tutti”. “La missione stessa della Chiesa – ha proseguito l’arcivescovo di Genova – ha bisogno di occasioni come quella di oggi. Anche quando per la propria missione la Chiesa è chiamata ad annunciare una verità scomoda, essa resta con chiunque amica. Essa infatti non ha avversari, ma davanti a sé ha solo persone a cui parla in verità. Questo servizio non può non essere colto nel suo intreccio di verità e carità, e rimane vivo e libero da qualsiasi possibile strumentalizzazione di parte”. Per Bagnasco, inoltre, “la tensione al bene comune può avvalersi grandemente di una matura coscienza storica di questo tratto di storia politica unitaria”. Infatti “elaborare l’agenda di speranza sulla quale siamo al lavoro e la cui pubblicazione è ormai imminente richiede e sviluppa quell’equilibro di spirito di fedeltà e spirito di riforma cui grandemente giova una memoria storica critica, severa, accurata, aperta, scevra da denigrazioni e da mitizzazioni, da nostalgie revisioniste come da fanatismi infantili e massimamente pericolosi”.Sir