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Algeria, blitz in impianto petrolifero controllato da terroristi: uccisi 35 ostaggi stranieri
L'esercito di Algeri ha sferrato ieri un attacco contro il commando di jihadisti, giunti molto probabilmente dalla vicina Libia, che mercoledì scorso a Tiguentourine (40 chilometri da In Amenas, in Algeria) avevano preso in ostaggio un gran numero di tecnici e lavoratori dell'impianto petrolifero gestito dalla British Petroleum, dalla norvegese Statoil e dalla società algerina Sonatrach. Alcune fonti parlano di almeno 35 ostaggi uccisi, di cui almeno sette occidentali (giapponesi, britannici e un francese) oltre ad 11 terroristi.
Molti punti restano ancora da chiarire, quello che è certo è che il pugno di ferro di Algeri che, secondo diverse fonti, avrebbe usato anche elicotteri d’assalto, ha messo in subbuglio le cancellerie di tutti i Paesi coinvolti. «Non eravamo stati informati», affermano Londra e Washington.
Sulla crisi degli ostaggi si è nuovamente espresso il presidente francese François Hollande, convinto che «quanto sta accadendo in Algeria rappresenta un’ulteriore prova che la mia decisione di intervenire in Mali è giustificata».
Per alcuni osservatori, invece, il rapimento di massa a Tiguentourine è il primo effetto collaterale dell’offensiva militare avviata da Parigi una settimana fa nel paese confinante. In effetti i rapitori, che sostengono di essere collegati ad Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi), avevano chiesto la fine dell’intervento militare francese in Mali in cambio della liberazione degli ostaggi, anche se forse l’operazione era stata pianificata da tempo.