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PRATO, AGGRESSIONE AL VENDITORE DI ROSE. IDALIA VENCO (CARITAS): «C’E’ UN CLIMA PREOCCUPANTE IN CITTA’»

«Attenti a non soffiare sul fuoco. Perché in città ci sono segnali preoccupanti». Lo afferma Idalia Venco, direttrice della Caritas diocesana di Prato, in margine all’aggressione al venditore bengalese di rose, avvenuta sabato scorso nel centro della città laniera.«Si tratta di un episodio molto grave, che per fortuna non ha avuto conseguenze fisiche serie per l’aggredito. Lo condanniamo come stigmatizziamo, ovviamente, anche l’aggressione verbale da parte di alcuni nigeriani ai danni di un dipendente della Sori in servizio», sottolinea subito la responsabile Caritas. Il ragionamento che ne scaturisce è chiaro. «Quando si parla di immigrazione a Prato ci si riferisce a fenomeni diversi: un conto è la promozione della legalità e la persecuzione dell’illegalità, che mostra vere e proprie sacche nel tessuto economico – un conto è la presenza di tante persone straniere che lavorano onestamente e che mandano i figli a scuola».Per Idalia Venco l’aggressione al bengalese, pur convinta che si tratti di un fatto isolato, per di più messo in atto da persone non pratesi, «è comunque il segno evidente che, mentre nelle scuole i bambini imparano a farsi amici i coetanei provenienti da tutte le parti del mondo, nella società appena adulta cresce l’ostilità verso il diverso. Quel diverso che si percepisce come colui che ci “ruba” il pane, la casa o il lavoro». Per la direttrice della Caritas c’è urgenza di una vera e propria «inversione di marcia, che non renda l’altro un nemico ma un fratello con il quale costruire insieme una società dove ciascuno può guardare al proprio futuro con fiducia e serenità». In questo senso «c’è bisogno di un progetto condiviso, che veda unita la città, e che non può affidarsi alla mera repressione». Certi segnali, oltretutto, mostrano una situazione sociale in evoluzione non certo positiva. Ribadisce Venco: «C’è un clima preoccupante in città, anche per colpa della crisi economica che attanaglia singoli e famiglie. Attenti a non soffiare sul fuoco, agitando la paura del diverso e spargendo semi dai quali potrebbero nascere sentimenti di avversione e meccanismi di difesa preventiva e violenta».