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Mali, appello dell’arcivescovo di Bamako: «Si apra un corridoio umanitario»

Un appello per «aprire un corridoio umanitario in un Paese devastato dalla guerra» è stato lanciato oggi dal presidente di Caritas Mali, mons. Jean Zerbo, arcivescovo di Bamako, che ha anche chiesto alla rete mondiale delle Caritas e alla comunità internazionale di «aiutare le vittime del conflitto».

«Un nuovo periodo di sofferenza sta iniziando per la popolazione del Mali – ha detto -. Diamo il benvenuto ad ogni tipo di sostegno per poter aiutare il numero crescente di sfollati e rifugiati». Si stimano oltre 400.000 persone fuggite dalle loro case verso il sud del Mali e i Paesi limitrofi, da quando i ribelli hanno iniziato la loro avanzata nel nord del Paese lo scorso anno.

«Le persone avranno sempre più bisogno di cibo, acqua potabile, kit igienici, antimalarici e altri articoli per i bisogni primari, via via che la situazione peggiorerà – avverte mons. Zerbo -. Siamo nella stagione fredda ed è umido. Questo rende la situazione umanitaria molto più complicata».

Caritas Mali continua a lavorare con Catholic relief service (la Caritas degli Usa) su progetti di sviluppo nelle zone colpite e sta monitorando la situazione. Ma l’insicurezza rende estremamente difficile il lavoro delle organizzazioni umanitarie, spiega una nota di Caritas internationalis.

L’ufficio Caritas nella diocesi di Mopti, che confina con la zona degli scontri, la scorsa settimana è stato chiuso a causa dei combattimenti circostanti. Le Nazioni Unite stimano almeno 30.000 persone in fuga da quando sono iniziati i raid aerei francesi, una settimana fa. Il 90% sono donne. Una piccola percentuale è fuggita in Niger, Burkina Faso e Mauritania.