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Libertà religiosa, nota della Santa Sede al Consiglio d’Europa
La rappresentanza permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa interviene con una Nota su due casi in discussione al Corte europea dei diritti dell'uomo.
«La Chiesa riconosce la distinzione tra la Chiesa e la comunità politica»; «non si confonde in alcun modo con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico». È un passaggio della nota – diffusa oggi – sull’autonomia istituzionale della Chiesa cattolica presentata dalla rappresentanza permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa in occasione dell’esame di due casi (Sindicatul «Pastorul cel Bun» contro la Romania n° 2330/09 e Fernández-Martínez contro la Spagna n° 56030/07) da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. Parlando della «distinzione» tra Chiesa e comunità politica, la nota riconosce che spetta a quest’ultima «vegliare sul bene comune e fare in modo che, su questa terra, i cittadini possano condurre una vita calma e tranquilla». Tuttavia «quando si tratta di ambiti il cui fine è insieme spirituale e temporale, come il matrimonio o l’educazione dei figli, la Chiesa ritiene che il potere civile debba esercitare la propria autorità facendo attenzione a non nuocere al bene spirituale dei fedeli». Il testo invoca una «sana cooperazione» tra Chiesa e comunità politica. La nota passa poi a riflettere sulla «libertà» in virtù della quale «la Chiesa non rivendica alcun privilegio, ma il pieno rispetto e la tutela della sua libertà di compiere la propria missione all’interno di una società pluralista».
Il potere civile, sottolinea il documento, deve «rispettare e tutelare la libertà e l’autonomia della Chiesa e non impedirle in alcun modo di compiere integralmente la sua missione, che consiste nel condurre i fedeli, attraverso la sua dottrina, i suoi sacramenti, la sua preghiera e le sue leggi, al loro destino eterno». La Chiesa è poi consapevole «che alcune religioni e ideologie possono opprimere la libertà dei loro fedeli»; a tal riguardo «riconosce il valore fondamentale della libertà umana» e «vede in ogni persona una creatura dotata d’intelligenza e di libera volontà». Per questo «tutti gli atti religiosi, per essere validi, esigono la libertà del loro autore». «Ogni persona – aggiunge – dispone della facoltà di contestare il Magistero o le prescrizioni e le norme della Chiesa», «può esercitare i ricorsi previsti dal diritto canonico e addirittura rompere le proprie relazioni con la Chiesa»; tuttavia, «non compete allo Stato di entrare in questa sfera e di risolvere tali controversie».
Da ultimo, «la Chiesa riconosce la competenza legittima delle autorità e giurisdizioni civili per assicurare il mantenimento dell’ordine pubblico, dovendo quest’ultimo rispettare la giustizia. Così, lo Stato deve assicurare il rispetto da parte delle comunità religiose della morale e dell’ordine pubblico giusto».