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STRAGI NAZISTE: ERGASTOLO PER NOVE EX SS ACCUSATI DI 350 MORTI A FIVIZZANO

Il Tribunale militare di Roma, presieduto da Agostino Quistelli, ha condannato all’ergastolo nove ex ufficiali e sottufficiali delle SS, oggi tutti ultraottantenni, ritenuti responsabili della strage di Bardine S. Terenzo ed altri efferati eccidi consumati nell’estate del 1944 nei comuni di Fivizzano e di Fosdinovo, in Toscana e che provocarono la morte di oltre 350 le vittime civili, “fra cui – si legge nel capo di imputazione – numerose donne, anziani e bambini”.  Sono: Paul Albers, Josef Baumann, Hubert Bichler, Ernst Kusterer, Arnold Rosler, Adolf Schneider, Mx Schneider, Heinz Fritz Trager e Helmut Wulf. Gli ex militari nazisti rinviati a giudizio erano 11, ma uno – Max Roithmeier, 86 anni – è morto nelle more del processo. Un altro, Walter Waage, è stato assolto per non aver commesso il fatto. Il tribunale ha anche condannato la Repubblica Federale di Germania, in qualità di responsabile civile, in solido con gli imputati, al risarcimento dei danni nei confronti dei comuni di Fivizzano e di Fosdinovo e di una cinquantina di parenti delle vittime, che si sono costituiti parte civile. L’ammontare verrà definito in sede civile, ma intanto è stata stabilita una provvisionale di un milione e 250 mila euro. I soli imputati sono stati condannati anche al risarcimento dei danni nei confronti della Presidenza del Consiglio dei ministri e della Regione Toscana, anch’esse parti civili (con una provvisionale, per la Regione, di 40mila euro).“Una sentenza che finalmente restituisce giustizia e verità a chi subì in prima persona le atrocità del nazismo”. Questo il commento del presidente della Regione Claudio Martini. “Non ci ha animato alcun desiderio di vendetta, sentimento che non ci appartiene – ha aggiunto Martini – ma il bisogno di scrivere una parola di verità su questa terribile pagina di storia. Ora finalmente la sentenza ha fatto luce sulle responsabilità di quelle terribili azioni che costarono la vita a tanti civili, e tra loro a bambini, a donne”. “Anche se sono passati 65 anni – conclude il presidente – non dobbiamo mai dimenticare quello che è successo: queste atroci vicende devono servire alle giovani generazioni a far crescere e a coltivare una cultura di pace e di rispetto fra i popoli”.